“Ti amo presidente”: il primo incontro fra Barack e Michelle

È l’estate del 1989. In sala c'è Fa' la cosa giusta di Spike Lee, molto contestato perché visto come un invito alla rivolta dei ghetti neri. Gli ultimi mesi di un decennio faticoso, lontano e pieno di cambiamenti, che ora sembra come il miraggio di un mondo, pieno di sogni e speranze sopite. Un ragazzo che sta facendo uno stage in uno studio di avvocati di Chicago sta andando a prendere a casa una ragazza che lavora nello stesso ufficio come associato. Sono giovani, belli e pieni di desideri. Hanno frequentato le università migliori. Lei è titubante perché deve sgomitare più degli altri nello studio legale: è donna ed è di colore, e se vedessero che esce con uno stagista la sua credibilità al lavoro verrebbe lesa. Non è un appuntamento: faranno un giro e poi andranno ad un incontro politico nel loro quartiere a Southside. Eppure è diventato un appuntamento, anzi, l’appuntamento, il primo: quello fra lui e lei, Barack e Michelle. Obama. È iniziata così la storia d’amore della coppia presidenziale statunitense uscente, coronata dalla nascita di due figlie: il film di Richard Tanne, con Parker Sawyers, somigliantissimo all’inquilino della Casa Bianca, e Tika Sumpter, racconta, con il contrappunto finale di una bellissima canzone di John Legend, che meriterebbe la vetrina degli Oscar, quella giornata. La storia di due ragazzi come tanti che finiranno poi da protagonisti sul palcoscenico della Storia. È questa la sottile differenza che porta il film a essere qualcosa di più di una semplice storia romantica e comune, il sottotesto che rimanda a un futuro più in là di un ventennio, ed è così che ogni parola sembra in realtà già detta, già pronunciata, la profezia di qualcosa che noi sappiamo essere già accaduto. La pellicola esprime il sentimento di un cinema proprio di quegli anni, e anche un po’ la retorica e i luoghi comuni della retorica del sogno americano, in particolare degli afroamericani: il racconto della periferia, benché il background dei due, in particolare di lui, non sia proprio riconducibile agli ultimi gradini della scala sociale (il padre ha studiato a Harvard, ha lavorato per il governo keniota, la madre era un’antropologa…), la brama di riscatto, i diritti civili, la tutela delle minoranze, qui manifestata attraverso un discorso che, se fosse stato nell’ambito di una campagna elettorale, non avrebbe fatto votare Barack nemmeno dalla succitata mamma. Il punto più importante del film diventa infatti quello più debole, anche perché nessuno può avere il carisma di Obama pur interpretandolo: in ogni modo la mano di Tanne è più che salda per quanto riguarda gli aspetti puramente tecnici e quando si sofferma su ciò che ruota intorno ai due. Quando invece li segue nel loro scoprirsi, per quanto il pedinamento di stampo romantico abbia un efficace mood malinconico che il titolo originale, tradotto in maniera atroce con lo stucchevole, banale e sbagliato Ti amo presidente (mica era presidente a quell’epoca Barack…), da cinema indipendente USA, si perde in una sceneggiatura non proprio solida, in dialoghi lenti e un po’ esili e in lungaggini più che evitabili. Insomma, bocciato il titolo ma, al netto dei suoi difetti, anche marchiani, promossi il film e gli interpreti.

Erminio Fischetti

Ti amo presidente
Southside with you
Regia: Richard Tanne
Interpreti: Parker Sawyers, Tika Sumpter
Produzione: USA, 2016
Durata: 84’
Distribuzione: Microcinema, 17 novembre 2016
Voto: 2,5/5
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