Toringrad, sul prezzo della felicità

Hai smesso proprio quando gli altri cominciavano. Ti sei creduto felice per un istante. Un attimo complicato da gustare mentre lo stai vivendo. I conti saldati, l’oro nelle tasche, l’integrazione. Bisognerebbe amarla davvero molto la felicità e invece non lo sai, capisci sempre dopo.
Drini e una sala slot ai mezzi e ogni tanto bisogna anche osare. Drini e il Toringrad, che lo smercio della cocaina a qualcosa sarà pur servito. È il tuo bar, quello che fa gli aperitivi moderni e là dentro c’è casa e ciò che non vorresti mai perdere. Sei albanese in Italia, hai 29 anni, un passato prossimo di apprezzabile criminalità, e te ne esci pure con la passione per la Storia. Hai tutto da perdere invece, ancora una volta. E un ultimo viaggio da affrontare. Un carico di dama bianca, che tuo cognato Petrit sta al fresco, qualcuno lo ha tradito. La famiglia chiama, tua sorella piange e ci sono cose che vanno fatte, ma la vecchia guardia non ti piace, sei stato un affarista moderno tu, freddo e pettinato, imprenditore dello spaccio con una carriera di tutto rispetto, lavoratore non c’è che dire, cittadino modello, amante delle cose che non si dimenticano. Una data, un uomo celebre, i nomi della strada, un socio fratello da salvartici la pelle senza chiedere niente in cambio.

Toringrad è un giallo ruvido, discreto e misurato, dal meccanismo incisivo e perfettamente oliato, per nulla dedito alle tentazioni del sensazionalismo o alle stoccate del pulp. Pulito, lucido, attento, di una scrittura diretta e agile e di mosse astute e feline. Occhi, cuore, cervello, nervi.  Un viaggio solo, dentro una collezione di roba sbagliata, alla scoperta familiare e realistica di un sottobosco corrotto e sguaiato di tossici, gioco d’azzardo e puttane indipendenti con la laurea nella borsetta, che ti smuovono i pensieri e le paure. Denaro sporco, depistaggi e intercettazioni, in una Milano che non è bene per niente, in alberghi di fortuna e frigobar che sei troppo stanco per svuotare. Scaltro e inesorabilmente al galoppo verso l’epilogo, Levani costruisce un romanzo dalla geometria essenziale e dalla solida impalcatura. Che c’è un momento esatto per tutto. E allora eccolo a rifilare spedito anelli di dialoghi e sequenze descrittive con graffio ironico e naturalezza, mentre il suo protagonista dice forte e sempre Io. Intenso e affascinante, Toringrad è una boccata di fumo senza filtro che arriva diretta in gola, addensando falle di sistema, codici d’onore, storie disgraziate e pericolose di fame, povertà e coraggio. Arde appassionato dei silenzi e dei rimpianti di tutti quegli uomini dalla morale di ferro, ligi a un destino di delinquenza, che non hanno potuto scegliere o che vivono all’ombra di un passato ingombrante, preferendo il pane comunista della campagna agli appartamenti in centro che i figli della malavita hanno comprato per loro.

Erika Di Giulio


Toringrad
Autore: Darien Levani
Casa editrice: Edizioni Spartaco, 2016
Pagine: 175

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