L’odore della polvere da sparo, di Gianni e di altre Storie

Ad aprile invece di sbocciare la primavera, fuori si scatena la tempesta e piove, senza finirla mai. Siamo a Potenza, nel 1947. Quella mattina pure l’Eneide se ne esce a fatica e il professor Marotta sembra nervoso, preoccupato. Gianni all’epoca è ancora e solo un sensibilissimo liceale. Da grande farà l’attore di teatro e sarà bravissimo. Lui ancora non lo sa, ma se lo sente forte dentro. Quella mattina mentre Didone, furente di sentimento se ne va in giro come una pazza per la città, i contadini affamati delle campagne scendono in piazza e la polizia spara grosso. Inizia da qui il racconto di Gianni Ceccante. Una strage. La fuga con il compagno Diavolorosso, un ombrello e una cartella da riconsegnare. Una libreria di sera, tra uomini e donne d’anarchia.

È lo scrittore e amico Pietro Mattei a farsene portavoce, affidandoci una storia che si ammatassa irrequieta sulla corda degli anni difficili della tensione e della protesta, anni di dolori e passioni disperate nel tempo del fascismo mai finito e sempre carnefice.

L’odore della polvere da sparo è quello indimenticabile e acre della Storia che ti resta attaccata alla pelle, l’eco addosso delle voci scordate che quella Storia hanno attraversato, patito, combattuto, nel grigionero del regime che ha intossicato l’aria, generando guasti e rovinose metastasi. Coco traghetta e porta in salvo memorie e anime obliate, luoghi insanguinati dalla bestemmia del fascismo, aneliti di rivoluzione, desideri di riscatto, dolcissimi chiarori d’intimismo. E incassando la pietra della microstoria nel flusso vorace degli eventi ufficiali del secondo dopoguerra, impedisce loro di precipitare per sempre. Coco canta i cavalieri, l’armi e l’amore con la passione di uno storico e di un documentarista dell’anima. E la scrittura è densamente popolata e ricca di suggestioni. Intrisa e imbevuta di voci e testimonianze. Prolifica e significativa. Ama penetrare i tempi, indagando attimi e momenti in tutto il loro carico storico ed emotivo.

Il sentimento filiale e la sensuale devastante preveggenza di Alejandra, la Maga. Il dramma dell’Argentina, rivoluzione libertaria e resistenza intellettuale. Roma del centro storico e dei caffè. Le dita nella crema, un tango di Gardel, due libri tanto importanti e poi via, a raccogliere esistenze altrove. Fino all’epilogo torinese in onore di Camillo, orologiaio anarchico. Nell’illusione collettiva di libertà e uguaglianza, nel corpo a corpo tra individuo e Storia e tra sogni e teatro, la cultura e l’amore sconfinato per la poesia, diventano armi di protezione, difesa, autodeterminazione. Romanzo colto dalla vita, che ancora respira, L’odore della polvere da sparo è una storia che vibra ardentemente di se stessa. Una meraviglia.

Erika Di Giulio



L’odore della polvere da sparo
Autore: Attilio Coco
Casa editrice: Edizioni Spartaco, 2015
Pagine: 270

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