La ricerca del senso della vita da parte di un giovane autore si esaurisce nel suo ripetitivo vagare senza meta né direzione per l'America incontrando di volta in volta personaggi di dubbio gusto e moralità - il sesso è trattato con pressappochismo e banalità - e tentando di mettere a tacere le ossessioni che si porta dentro, dovute in prima e sostanziale battuta a un rapporto conflittuale con quel che resta della sua famiglia, un padre rancoroso che però quando lui era piccolo gli raccontava abitualmente la novella che dà il titolo alla pellicola di Malick in questione, la storia di un cavaliere che dopo aver tanto peregrinato si ritrovava a vivere l'oblio della memoria dopo aver bevuto da una coppa che gli era stata offerta, e un fratello, l'unico sopravvissuto (ne aveva anche un altro che però non vive più), in piena crisi, e che tenta di aiutare come può, non riuscendo però a dare una mano nemmeno a sé medesimo. Decisamente problematico è poi anche il rapporto con le donne, figure che emergono dal suo passato portatrici almeno in teoria di quella compiutezza di significato e di quella verità che però non riesce a rinvenire, o che si ritrovano in una contemporaneità nella quale viceversa ogni cosa rimane in superficie, drammaticamente inespressa. E le figure femminili, ma non certo solo loro, pertanto sono scialbe, sbiadite, irrisolte, pianeti le cui orbite non si incrociano ma nemmeno mai si avvicinano davvero a quella del protagonista. Solitudine e ricerca di un posto nel mondo, come pure l'aspirazione al trascendente, sono dunque i temi di Knight of cups, argomenti cari al regista che li ha già espressi, per esempio, in The tree of life: sarebbe meglio in questo caso dire che sono il tema, dato che il film è pressoché completamente incomprensibile. Persino la fotografia, di norma eccellente, qui appare di rara sciatteria, e non può essere una giustificazione l'ipotesi di volere interpretare questa caratteristica come una sorta di riverbero nello stile compositivo del mood dei personaggi che si accavallano nel corso della estenuante pellicola, incompiuta, sconclusionata, lenta, noiosa, incerta, fatta quasi come se si dovesse, e non in seguito a una particolare ispirazione. La filosofia spicciola che talvolta compare fra le righe per brevi cenni o aforismi retorici non aggiunge nulla a una trama inesistente e a una rappresentazione per immagini, suoni e parole, con la solita presenza invasiva della voce fuori campo, che dà solo l'idea della casualità. Oltretutto con un cast stellare (Christian Bale, Cate Blanchett, Natalie Portman, Antonio Banderas, solo per fare qualche nome) usato in maniera delirante e caotica, come peggio non si sarebbe potuto.
Erminio Fischetti
Knight of cups
Regia: Terrence Malick
Interpreti: Christian Bale, Cate Blanchett, Natalie Portman, Antonio Banderas, Freida Pinto
Produzione: USA, 2015
Durata: 118'
Distribuzione: Adler Entertainment, 9 novembre 2016
Voto: 1,5/5