Davide Pagnini, cantautore pesarese, presenta il nuovo disco “Maschere”, intimo ed emotivo, che va a toccare i sentimenti profondi degli ascoltatori. Quando si scrive di un cantautore c'è la tendenza e la tentazione di far parlare i suoi testi e il lavoro di Pagnini ci pone una domanda significativa: i cantautori dove sono andati a finire in Italia? Quelli che ricalcano le orme della vecchia scuola; oggi un capostipite del cantautorato alternativo potrebbe essere Vinicio Capossela, ma il ruolo del cantautore attualmente rimane abbastanza marginale, non parla alle masse come il rap. I cantautori comunicavano alla comunità negli anni Settanta e Ottanta, adesso è una musica per pochi da chi vuole uscire dagli ascolti semplici che fanno clamore, quindi un genere musicale introspettivo per eccellenza che poi subisce variazioni a seconda di come viene interpretato. Pagnini dichiara di emozionarsi per emozionare, affermando una certa onestà nel fare musica, allora perché parla di maschere? Il suo lavoro tratta anche di musica, che cos'è la musica e soprattutto oggi com'è cambiata? La musica è spettacolo, nella società dello spettacolo? La scena così lontana da chi scrive e suona nell'intimo dei suoi spazi.
Ecco perché le maschere: Pagnini sente di essere un pesce fuor d'acqua perché non fa quel tipo di musica che nutre le masse, perché forse non può essere così sincero fino in fondo: “Muoviti sul tempo come un grande ballerino di jazz!” E ancora: “La musica non si guardava, la musica si faceva” Gli elementi dello spettacolo tornano sempre: maschere, mimo ecc... il nostro si vorrebbe svincolare dalla dimensione spettacolare della musica per ritornare all'essere un puro cantastorie, la musica scritta sulle “sudate carte”, chitarra acustica e voce.
Lo scrittore Pirandello ci parlava di maschere e il poeta Aldo Palazzeschi scriveva: “Chi sono?
Il saltimbanco dell’anima mia.”, la crisi dell'artista che si sdogana in un contesto che non gli appartiene è spesso inevitabile e allora: “Io non sono il tuo passato, io non sono il tuo futuro, io sono adesso il tuo presente e allora vivimi davvero!” i grandi temi trattati da Pagnini: amore, tempo, vita, figli e musica.
Quella di Davide Pagnini è un'opera riflessiva dove la nostalgia è un punto cardine, un mondo fatto di piccole cose: parole sincere a cuore aperto. Musica che ci fa riflettere molto, con quel pizzico di malinconia che pone una conflittualità interessante all'interno dell'artista, ma che riguarda tanti musicisti del nostro tempo, fare compromessi per il successo e il denaro o rimanere se stessi, puri?
Nell'album echi musicali ci ricordano: Fabio Concato, Ivan Graziani, ballate dei Negrita e Piero Pelù.
Pagnini è il cantore celebrativo di una “vita parallela” in cui: “...Ci vuole tempo per ascoltare e un solo istante per giudicare, ci vuole molto per essere e poco per sembrare. Ci vuole tempo per conoscere e un solo istante per amare, ci vuole molto per vedere e poco per guardare...ci vuole molto per vivere e poco per morire”
Sonia Cincinelli
Ecco perché le maschere: Pagnini sente di essere un pesce fuor d'acqua perché non fa quel tipo di musica che nutre le masse, perché forse non può essere così sincero fino in fondo: “Muoviti sul tempo come un grande ballerino di jazz!” E ancora: “La musica non si guardava, la musica si faceva” Gli elementi dello spettacolo tornano sempre: maschere, mimo ecc... il nostro si vorrebbe svincolare dalla dimensione spettacolare della musica per ritornare all'essere un puro cantastorie, la musica scritta sulle “sudate carte”, chitarra acustica e voce.
Il saltimbanco dell’anima mia.”, la crisi dell'artista che si sdogana in un contesto che non gli appartiene è spesso inevitabile e allora: “Io non sono il tuo passato, io non sono il tuo futuro, io sono adesso il tuo presente e allora vivimi davvero!” i grandi temi trattati da Pagnini: amore, tempo, vita, figli e musica.
Quella di Davide Pagnini è un'opera riflessiva dove la nostalgia è un punto cardine, un mondo fatto di piccole cose: parole sincere a cuore aperto. Musica che ci fa riflettere molto, con quel pizzico di malinconia che pone una conflittualità interessante all'interno dell'artista, ma che riguarda tanti musicisti del nostro tempo, fare compromessi per il successo e il denaro o rimanere se stessi, puri?
Nell'album echi musicali ci ricordano: Fabio Concato, Ivan Graziani, ballate dei Negrita e Piero Pelù.
Pagnini è il cantore celebrativo di una “vita parallela” in cui: “...Ci vuole tempo per ascoltare e un solo istante per giudicare, ci vuole molto per essere e poco per sembrare. Ci vuole tempo per conoscere e un solo istante per amare, ci vuole molto per vedere e poco per guardare...ci vuole molto per vivere e poco per morire”
Sonia Cincinelli