Youth – La giovinezza di Paolo Sorrentino

Straordinaria. Meravigliosa. Poetica. Sublime. Incredibile. Stupefacente. Eccezionale. Strepitosa. Magnifica. Bellissima. Grandiosa. Infinita. La boria. Di Paolo Sorrentino. Nel contesto opulento di un resort incastonato nelle Alpi svizzere si consumano i pensieri di un direttore d’orchestra, corteggiato dall’emissario della regina d’Inghilterra affinché possa dirigere l’esecuzione delle sue celeberrime “Canzoni semplici” da parte dell’orchestra della BBC di fronte ai reali britannici, e di un regista che sta scrivendo il suo film testamento. Sono amici di vecchia data e sono entrambi alla soglia della fine della loro vita, rimembrano, si concentrano sui propri ricordi, guardano malinconicamente e con un tocco di ironia al loro passato.
Nel frattempo un giovane attore di metodo deve cercare il suo personaggio, la figlia del musicista è arrabbiata col padre per come ha trattato la madre, che ora non è più insieme a loro, un idolo del calcio ormai obeso fa fatica a respirare e camminare, ma non a palleggiare con una pallina da tennis, il posto vive dei fantasmi che lo abitano. Youth – La giovinezza è il nuovo tentativo di Paolo Sorrentino di fare un film con produzione estera dopo This must be the place: il risultato non conforta dopo l’Oscar all’italiano La grande bellezza, ma si sa, i registi europei, quando fanno un film col fine di piacere agli americani, solitamente è quasi fisiologico che non riescano nell’intento di realizzare una pellicola valida. Molti i temi presi in esame, a cominciare dal male di vivere, ma quel che esce fuori è il racconto di un mondo quasi inesistente fatto di privilegiati che di fatto però sembrano non esistere, perché sono fuori dalla realtà, dal vivere sociale, da tutto. Tutto il film infatti si consuma in un luogo che è un non-luogo, talmente fuori dalla portata di chiunque che in verità c’è ma è come se non ci fosse. Perché raccontare sempre di questo universo di gente lontana anni luce dai problemi della quotidianità? Esistono anche i ragionieri, gli idraulici, i pensionati veri, che non riescono ad arrivare alla fine del mese… Perché insistere, come nella Grande bellezza, in cui quel mondo aveva una logica, perché lo si voleva raccontare e analizzare, su un contesto che non ha nella fattispecie ragione di esistere, in quanto non gli viene attribuita nessuna forma critica? È una scelta stilistica quella di farli ricchi e basta, ma è un film che non vuole arrivare a niente. Non è come Le conseguenze dell’amore, nel quale la sospensione dei personaggi serviva a raccontare un malessere: questo film viceversa è freddo, non emoziona. È patinato come la fotografia, seppur bella, di Luca Bigazzi. Nell’anno delle Tre Corone italiane a Cannes (oltre a lui, Moretti e Garrone) il film di Sorrentino, che conferma la regola per cui più premi Oscar ci sono nel cast più si deve sospettare il bluff (tra Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz e Jane Fonda, pur bravi, fanno un totale di cinque statuette e quindici candidature: solito mezzo per distrarre lo spettatore dalle magagne del film), è più debole dei pur imperfetti Mia madre e Il racconto dei racconti: e la cosa che infastidisce di più di Youth è quell’ammiccamento beffardo della macchina da presa nei confronti dello spettatore, che sottolinea l’estetica ispirata a Visconti e Fellini, quasi a voler evidenziare una sorta di arroganza nel volersi porre sullo stesso livello dei venerati e compianti maestri. In realtà si ricava solo la sensazione di una marcata prosopopea, ulteriormente fastidiosa considerata la fine di uno dei due protagonisti e la dedica conclusiva e strumentale a uno dei registi italiani di maggior spessore della storia del nostro cinema. Suona quasi come una mancanza di rispetto nei confronti di una scelta umana, intima e personale, e visto che la persona cui si dedica il film di pellicole belle – ma anche qualcuna brutta, a dire il vero – ne ha fatte, è ancor più evidente l’artificiosità: la persona a cui è dedicato il film sapeva essere umile, accettare le critiche e ammettere gli errori. Inoltre i suoi film narravano davvero qualcosa di reale. Il film è dedicato a Francesco Rosi.

Erminio Fischetti









Youth – La giovinezza
Regia: Paolo Sorrentino
Interpreti: Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Jane Fonda, Paul Dano
Durata: 118’
Produzione: Italia, UK, Francia, Svizzera
Distribuzione: Medusa, 20 maggio 2015
Voto: 2/5


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