Venezia 71, intervista esclusiva a Francesco Munzi: "Anime Nere insegna che possiamo liberarci da un mondo che non vogliamo"

È Anime Nere di Francesco Munzi il primo film italiano in concorso presentato durante la 71.ma edizione della Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia. Cinema Free ha intervistato il regista che ci spiega come nasce un lungometraggio che ha ricevuto 13 minuti di applausi al termine della proiezione dedicata alla stampa.
Cosa ti ha spinto di proiettare sul grande schermo l'omonimo libro di Gioacchino Criaco?

La fortissima carica emotiva, viscerale che trasmetteva. Mi sono innamorato fin da subito di questo romanzo criminale che racconta dall'interno un mondo che non conoscevo, in una maniera assolutamente mitizzante. Sono tanti gli argomenti che mi hanno convinto, fra tutti questa montagna misteriosa crocevia delle tappe più importanti della storia della criminalità. Un microcosmo che va a legarsi a un macrocosmo. Da qui partono quei traffici di droga con il Nord, e poi episodi di pedofilia, sparizioni conosciuti nel mondo intero.

Cosa hai dovuto togliere in fase di sceneggiatura e invece cosa hai aggiunto di tuo?
L'ispirazione è stata senza dubbio la base di partenza, ma poi ho virato completamente. Il libro è ambientato negli anni 70, io ho scelto di ambientare la storia ai giorni nostri, Criaco usa poi un italiano forbito, mentre ho  volutamente ripreso il dialetto del luogo.

Com'è stato lavorare con le persone del luogo? 
Un'esperienza straordinaria! Prima di entrare in contatto con loro non nego di aver avuto un forte pregiudizio, presto disciolto. Ho girato le scene facendole interpretare come se fosse un gioco. Loro erano consapevoli che stavano semplicemente recitando. Vorrei inoltre aggiungere che non c'è stato nessun tipo di censura.

Hanno visto il film? 
Ancora no, spero presto. Un conto è leggerlo, un altro vederlo. Le emozioni saranno sicuramente tante e diverse.

La Calabria è davvero ancora così arretrata come traspare da Anime Nere?
Il mondo che ho ripreso io è senz'altro un mondo complesso. Ma questa famiglia non deve essere la rappresentativa di tutta la Calabria. Esistono diversi mondi  che hanno ancora un piede nell'arcaico e  perpetuano nelle faide. Ma non è così ovunque.

Qual è il messaggio che vorresti venisse colto?
Che possiamo sempre avere la capacità di rompere con un mondo che non ci sta bene. Il nostro personaggio cerca in ogni modo di spezzare la legge di quel mondo immobile, statico.


Giuseppina Genovese
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