Al termine della proiezione di Melbourne, Cinema Free ha intervistato il regista Nima Javidi che ci rivela il vero punto di forza di un film che ha colto numerosissimi consensi da parte di pubblico e critica.
Ambientare un film in un'unica location non è mai facile, si rischia di cadere nella noia e nella distrazione. Come hai fatto a mantenere questo clima di tensione per tutta la durata del film?
La scrittura di una sceneggiatura comporta dei punti tecnici fondamentali.
Bisogna lavorare un po' come fa un ingegnere (Javidi è laureato in ingegneria, ndr), ovvero combinando un insieme di pezzi usando alcune tecniche specifiche che permettono di ottenere poi l'effetto desiderato.
Tecnica che ricorda, fra l'altro, quella francese...
Esatto. Mi sono basato sul rapporto fra i personaggi, un rapporto che cambia, si evolve e dà vita a nuovi scenari nel momento in cui entra sulla scena una terza persona.
Fondamentali poi i rumori, i suoni, che diventano umani solo verso la fine del film...
La scelta dei suoni è stata importante fin da subito, considerato che ho scelto di ambientare la storia in una stanza 3x4. Come hai detto tu prima, dovevo cercare in tutti i modi di non annoiare lo spettatore. Il suono nel cinema è fondamentale più di quanto si pensi e si creda anche se purtroppo non gli viene mai data la giusta importanza.
È vero, prima sono invisibili poi diventano umani, proprio perché la parte finale è tutta legata all'epilogo di questi due esseri.
Nel pressbook si parla di finale aperto, ma possiamo affermare che a essere "aperte" sono solo le nostre domande?
Per me il film finisce nel momento in cui i due protagonisti lasciano il bambino alla signora anziana. È aperto perché - appunto- sono proprio le nostre domande a rimanere aperte. Noi abbiamo dotato il film di una struttura che permette di rispondere a tutti i quesiti; nonostante ciò, rimane ancora qualcosa in sospeso ed è proprio questo il punto di forza di Melbourne . Siamo noi a chiederci cosa succederà dopo, quale sarà la fine dei protagonisti, dove andranno e se saranno ancora insieme.
La mancanza di contatto fisico è dovuta solo al rischio censura?
I motivi culturali e religiosi hanno avuto la loro parte, ma è servito anche per rimarcare le distanze fra i due protagonisti, distanze che traspaiono sin dai primi dialoghi.
Melbourne non è che la parabola del nostro "io" più oscuro, quell'io che cambia o si rivela non appena affrontiamo un evento traumatico. Vediamo i protagonisti svelare la loro vera natura non appena le pedine del senso di colpa inizieranno a muoversi..
L'uomo, quando viene messo in una situazione pericolosa e si trova nella difficoltà di dover fare una scelta, scopre lati di se stessi che non credeva di avere né tanto meno pensava di conoscere davvero.
E come capiremo alla fine, a loro quel modo di essere non piacerà affatto.
Nel momento di difficoltà più estrema poi non c'è religione o cultura che tenga, come vediamo nell'aggressività della donna...
È la situazione che determina il comportamento non tanto la religione o la cultura. Quando Sara schiaffeggia il marito dà voce a una rabbia, a un dolore e a un'aggressività universali. Melbourne è un film universale.
Possiamo affermare che sarà il candore del bambino a portarli verso la decisione definitiva?
È senz'altro una validissima risposta.
Giuseppina Genovese
Ambientare un film in un'unica location non è mai facile, si rischia di cadere nella noia e nella distrazione. Come hai fatto a mantenere questo clima di tensione per tutta la durata del film?
La scrittura di una sceneggiatura comporta dei punti tecnici fondamentali.
Bisogna lavorare un po' come fa un ingegnere (Javidi è laureato in ingegneria, ndr), ovvero combinando un insieme di pezzi usando alcune tecniche specifiche che permettono di ottenere poi l'effetto desiderato.
Tecnica che ricorda, fra l'altro, quella francese...
Esatto. Mi sono basato sul rapporto fra i personaggi, un rapporto che cambia, si evolve e dà vita a nuovi scenari nel momento in cui entra sulla scena una terza persona.
Fondamentali poi i rumori, i suoni, che diventano umani solo verso la fine del film...
La scelta dei suoni è stata importante fin da subito, considerato che ho scelto di ambientare la storia in una stanza 3x4. Come hai detto tu prima, dovevo cercare in tutti i modi di non annoiare lo spettatore. Il suono nel cinema è fondamentale più di quanto si pensi e si creda anche se purtroppo non gli viene mai data la giusta importanza.
È vero, prima sono invisibili poi diventano umani, proprio perché la parte finale è tutta legata all'epilogo di questi due esseri.
Nel pressbook si parla di finale aperto, ma possiamo affermare che a essere "aperte" sono solo le nostre domande?
Per me il film finisce nel momento in cui i due protagonisti lasciano il bambino alla signora anziana. È aperto perché - appunto- sono proprio le nostre domande a rimanere aperte. Noi abbiamo dotato il film di una struttura che permette di rispondere a tutti i quesiti; nonostante ciò, rimane ancora qualcosa in sospeso ed è proprio questo il punto di forza di Melbourne . Siamo noi a chiederci cosa succederà dopo, quale sarà la fine dei protagonisti, dove andranno e se saranno ancora insieme.
La mancanza di contatto fisico è dovuta solo al rischio censura?
I motivi culturali e religiosi hanno avuto la loro parte, ma è servito anche per rimarcare le distanze fra i due protagonisti, distanze che traspaiono sin dai primi dialoghi.
Melbourne non è che la parabola del nostro "io" più oscuro, quell'io che cambia o si rivela non appena affrontiamo un evento traumatico. Vediamo i protagonisti svelare la loro vera natura non appena le pedine del senso di colpa inizieranno a muoversi..
L'uomo, quando viene messo in una situazione pericolosa e si trova nella difficoltà di dover fare una scelta, scopre lati di se stessi che non credeva di avere né tanto meno pensava di conoscere davvero.
E come capiremo alla fine, a loro quel modo di essere non piacerà affatto.
Nel momento di difficoltà più estrema poi non c'è religione o cultura che tenga, come vediamo nell'aggressività della donna...
È la situazione che determina il comportamento non tanto la religione o la cultura. Quando Sara schiaffeggia il marito dà voce a una rabbia, a un dolore e a un'aggressività universali. Melbourne è un film universale.
Possiamo affermare che sarà il candore del bambino a portarli verso la decisione definitiva?
È senz'altro una validissima risposta.
Giuseppina Genovese