"Pompei" (2014) di Paul W.S. Anderson

E alla fine, Pompei (anzi, meglio, Pompeii, direttamente dal latino) di Paul W.S. Anderson è esattamente quello che uno spettatore medio che conosce la sua filmografia si aspetta. E di certo non è un’aspettativa positiva. Ma ricordiamo, Paul W.S. è il regista dell’ultimo I tre moschettieri che futilmente scimmiottava un Orlando Bloom che vuole reinventarsi arrivando in fine a non sembrare altro che una brutta coppia de I Pirati dei Caraibi; Paul W.S. è il regista poi dei vari Resident Evil e del forse sopravvalutato Death Race.

In questo Pompeii decide, azzarda addirittura, di utilizzare in realtà come mezzo, come mero strumento, un disastroso accadimento avvenuto ai piedi (e per colpa) del vulcano Vesuvio, avvenuta nel 79 d.C.
Il problema, appunto, è che l’eruzione è solo uno strumento per raccontare l’incontro/scontro e la nascita di un’ amore tra Cassia, dama di corte e Milo, schiavo venduto per combattere con altri schiavi proprio nella cittadina. Tra i tantissimi cliché, frasi fatte e situazioni già viste, assistiamo ad un’enorme “trailer” di 98 minuti dove tutto e finalizzato al racconto superficiale e i personaggi principali come i secondari finiscono tutti tra le ceneri dell’eruzione senza il minimo appiglio emotivo per il pubblico, per un regista che nel suo registro non ha di certo lo spettro emotivo come primo degli obbiettivi. E infatti è nell’ultimo quarto d’ora di film che si mostra in tutta la sua fierezza, quando il vulcano esplode e si getta con forza e brutalità sulla cittadina, con effetti visivi imponenti e senza perdonare nessuno. Laddove poteva benissimo, facilmente quanto furbamente, inserire una costruzione classista e quindi politica della Pompei del tempo, risanando (perché no) anche una minima ricostruzione storica, Anderson invece persiste nel futile e nel superficiale, sbagliando anche nella presentazione e nella scelta degli interpreti tra una (relativamente affascinante quanto minuta) Emily Browning, di discutibile bravura, e (direttamente da Il trono di spade) Kit Harington, pieno di muscoli e curato nell’aspetto, tutto quello che si addice alla verosimiglianza di uno schiavo, insomma.
In sostanza di sostanza qui c’è ne ben poca (e scusate il gioco di parole) e ciò che più fa arrabbiare del film è che, per quanto non si aspettasse nulla di più da un lavoro che porta quella firma alla regia, ci sarebbe voluto davvero poco e di certo più cura e accortezza per rendere un film d’intrattenimento qualcosa che avesse, oltre ai saldi canoni del genere action/peplum anche qualcosa in più. E se tutto questo fosse stato giocato su una chiave comica-satirica sarebbe stato in parte perdonato ma, ahimé, lo sappiamo, Anderson si prende perlopiù sul serio e qui, sin dai titoli d’inizio, non manca che ricordarlo. E allora noi non manchiamo di ricordargli che il “suo” cinema è futile e che lo si può (forse) giustificare quando c’è una base video ludica (Resident Evil) ma non quando gioca col fare storico e il ricordo comune.

Luca Arcidiacono









Pompei 
Pompeii
Regia: Paul W.S. Anderson
Sceneggiatura: Julian Fellowes, Lee Batchler, Janet S. Batchler,
Michael R. Johnson
Cast: Kit Harington, Carrie Ann-Moss,
Emily Browning, Paz Vega
Anno di produzione: 2013
Distribuzione: 01 Distribution
Voto: 1 ½ /5
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