The Repairman: intervista esclusiva a Francesco Scarrone, Paolo Mitton, Daniele Savoca e Hannah Croft

Francesco Scarrone, sceneggiatore, al 31° Torino Film Festival ci parla di come è nato il progetto di The Repairman.

Francesco Scarrone: conoscevo già Fabio Marchisio, con il quale ho lavorato a lungo in teatro.  Alcuni anni fa mi presenta Paolo e quasi da subito decidiamo di intraprendere un percorso artistico insieme. Non avevo mai scritto una sceneggiatura per il cinema e le differenze con il teatro sono abissali. Un primo progetto è rimasto nel cassetto per motivi di budget, i costi erano sin troppo elevati per le nostre tasche. Così abbiamo deciso di lavorare sul soggetto di The Repairman. Avevamo, da parte nostra, una grande volontà di girare questo film che comunque doveva mantenere un costo basso. All’inizio non volevamo nemmeno chiedere finanziamenti pubblici. Abbiamo apprezzato la fiducia dei nostri produttori che si sono impegnati in prima persona credendo in noi e al nostro progetto.

Cosa hai inserito dal tuo bagaglio teatrale nella sceneggiatura di The Repairman?
Francesco Scarrone: le battute più frizzanti, quel brio tipico del teatro. Se osserviamo bene i dialoghi, in particolar modo quelli delle cene a casa di amici, si percepisce che sono stati costruiti su un forte impianto teatrale. Chi conosce anche quel settore percepisce fin da subito la mia mano rispetto a quella di Paolo che ha un maggiore gusto cinematografico.
Negli ultimi tempi stiamo assistendo a un capovolgimento dei ruoli o meglio delle personalità. A essere tormentato dai dubbi, dalle insicurezze non è più la donna, ma l’uomo. Uomini in piena crisi esistenziale.

Dove è andato a finire l’uomo che “non deve chiedere mai”?
Francesco Scarrone: penso sia in atto una crisi dei ruoli in generale e un ridimensionamento del ruolo dell’uomo, entrambi fomentati dalla crisi economica degli ultimi anni. L’uomo sembra aver perso l’orientamento all’interno della coppia e vive il precariato economico, lavorativo come un’umiliazione personale, in quanto non si sente più componente fondamentale della coppia. Affermarsi nel lavoro equivale anche a un volersi affermare dinanzi allo sguardo della donna. Poter badare a lei. Proteggerla.








The Repairman, ovvero l’uomo riparatore. Un titolo indubbiamente metaforico...
Francesco Scarrone: esatto. Scanio oltre a voler riparare oggetti vuole riparare la sua vita. Capire verso quale direzione orientarla. Come tutti, è alla costante ricerca della felicità che non può che arrivare solo una volta che si è riusciti ad appagare la propria anima. Anche se Scanio fondamentalmente sta bene con se stesso. Le sue insicurezze arriveranno quando inizierà a sentirsi costantemente giudicato.

Quanto incide infatti il giudizio degli altri nella vita di Scanio?
Francesco Scarrone: il contorno incide sempre e su tutto. Tutti noi abbiamo delle pulsioni personali che non sempre sono comprese dall’altro. Lo straniero di Camus potrebbe definire bene questo personaggio. Inoltre vorrei aggiungere che ha anche una piccola nota autobiografica. Le ambizioni mie e di Paolo non corrispondevano ai nostri studi universitari. Abbiamo completamente cambiato strada con grande sbigottimento di amici e parenti.  Scanio è un sognatore, un fantasioso e si sa, i sognatori non hanno vita facile.

Paolo Mitton, regista, spiega cosa lo ha spinto alla realizzazione di The Repairman?
Paolo Mitton: volevo raccontare le relazioni fra esseri umani in un modo diverso, particolare, mettendoci anche qualcosa di autobiografico. Scanio è la sintesi delle cose che accomunano me e Francesco. Abbiamo cercato di riassumere e portare all'estremo le nostre condizioni incomprese senza forzare la mano nel sottolineare aspetti positivi  e negativi. La figura di Scanio che non vogliamo assolutamente venga considerata un modello, si contrappone a quella di Fabrizio, un personaggio molto vanziniano, realizzato negli affetti e nel lavoro.
Scanio non si pone domande, ma a un certo punto viene quasi costretto a rivalutare la sua vita
Il contesto influisce molto su di lui. Scanio non si è mai chiesto nulla, ma nel momento in cui lo giudicano e in un certo qual modo lo ridicolizzano davanti alla donna che ama, vuole dimostrare di essere importante, ambizioso. Le sue scelte sono sbagliate sotto agli occhi degli altri. E alla fine viene naturale chiederti in cosa hai sbagliato. Nessuno è perfetto. Nessuno si deve prendere a modello. Il fatto è che ai giorni nostri c’è troppa competizione e se non sei competitivo difficilmente entri in certi sistemi. Scanio all’inizio non ha ambizioni, non gliene frega niente. Ma è possibile vivere senza? Questo diventerà il suo tarlo.




Paolo Mitton



Perché sono cambiate le relazioni di coppia?
Paolo Mitton: perché l’uomo ha iniziato a perdersi fra mille manie. Probabilmente da quando la donna ha iniziato a mostrare in modo più deciso la propria forza e la propria determinazione.

Qual è il cinema che preferisci? A chi ti ispiri?
Paolo Mitton: al cinema americano del secolo scorso. Diciamo che mi piacciono molto le pellicole “datate”. E poi al cinema indipendente degli inizi del Sundance. Mi piace molto quel genere che rompe un po’ con gli schemi, che va oltre le regole.

Si riuscirà a tirare fuori dal cassetto il progetto precedente?
Paolo Mitton: difficile. I costi sarebbero molto elevati, in quanto è ambientato in Alaska, durante la notte della global war.

Daniele Savoca e Hannah Croft invece ci raccontano come sono approdati sul set di The Repairman.
Hannah Croft: forse nella maniera più semplice possibile. All’epoca eravamo fidanzati da cinque anni, ho assistito a tutte le fasi del loro lavoro. All’inizio dovevo interpretare un personaggio secondario che doveva apparire verso la fine. Poi hanno unito le due figure ed è nata Helena.
Daniele Savoca: ho avuto – diciamo così -  una grande fortuna. Avevo fatto un video, una sorta di intervista facendo finta di essere un attore. L’ho messo su youtube lasciandolo on line per una settimana. Il giorno dopo averlo rimosso mi ha chiamato Fabio Marchisio, avvisandomi che il regista  aveva visto il video e voleva conoscermi. Ho letto la sceneggiatura e non ci ho pensato molto nell’accettare o no. Sono rimasto conquistato da questo eroe – anti eroe.

Cosa vi ha colpito dei vostri personaggi?
Hannah Croft: Helena mi piace perché non gli interessa quello che gli altri pensano di lei. È  molto a suo agio con il mondo. Accetta di stare con Scanio senza pensare che sia diverso dagli altri.  Anzi, all’inizio si innamora di lui proprio perché è  molto più profondo e intelligente rispetto a un Fabrizio, ad esempio. Poi è un po’eccentrica. Ho voluto darle una sua propria personalità, a partire dal look o dalle movenze. Volevo portarla fuori da me.
Daniele Savoca: Come si rapporta con il mondo. Quanto viene influenzato dall’ambiente circostante. E poi la sua fissazione di riparare questo oggetto non più funzionante al quale vuole dare nuova vita.

Quello che emerge da questo film è quanto spesso il giudizio degli altri influisce in tutto quello che facciamo. Scanio è continuamente messo sotto torchio...
Daniele Savoca: Scanio non si giudica fino a quando non viene giudicato. Non fa delle cose per dimostrare che cosa sta facendo. Le fa per se stesso, per migliorare come persona. Purtroppo a livello sociale questo impegno non viene riconosciuto. Le cose che lui vuole trasformare sono in disuso e purtroppo questa sua passione viene vista male dagli altri, che abituati a un continuo cambiamento delle cose, lo giudicano come uno che non è al passo con i tempi. Scanio vuole dare valore alle cose, ma questo non è capito, anzi lo prendono per matto.

Scanio è quasi un riparatore delle anime degli oggetti...
Daniele Savoca: Se tutto funzionasse non ci sarebbe  più niente da aggiustare. E verrebbe dimenticato. Lui è aperto, ascolta le critiche è convinto di andare verso la dimensione giusta.  Nella vita ci deve essere per forza qualcosa da mettere a posto e questo non vale solo per gli oggetti.

Perché l’uomo fa sempre più fatica a mantenere una relazione sentimentale?
Daniele Savoca: probabilmente perché la donna grazie alla sua intraprendenza, alla sua determinazione sta scavalcando l’uomo e gli spazi a sua disposizione anche a livello lavorativo vanno diminuendo.
A un certo punto del film Helena dice a Scanio: “potresti pur sempre fare il casalingo”, frase che per lui sarà una mazzata.
Hannah Croft: per Helena è normale rivolgere al suo ragazzo questa richiesta. Lo dice in modo molto semplice e naturale, senza ambiguità o ilarità. Scanio invece la prenderà come una sfida.

Intervista esclusiva dell'inviata
Giuseppina Genovese



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