Miss Violence di Alexandros Avranas

Presentato alla Mostra del cinema di Venezia e vincitore del Leone d’Argento, coppa Volpi all’attore greco Themis Panou per la migliore interpretazione (presentato poi a Toronto il 9 settembre 2013) arriva nelle sale italiane il 31 ottobre.
Il racconto parte dal compleanno della undicenne Angeliki, che in questo momento di festa familiare si getta dal balcone, sorridendo. La polizia e i servizi sociali intervengono, ma i familiari parlano con estrema freddezza di un incidente. Nei giorni successivi tutto sembra tornato alla normalità, ma che cosa si nasconde dietro una famiglia all’apparenza normale ma straordinariamente fredda? L’impassibile padre insiste sull’ipotesi dell’incidente, ma qualcosa farà rompere il vaso di Pandora, tenuto accuratamente chiuso per anni.

Siamo poco lontani dal centro di Atene, in uno di questi palazzi/casermoni grigi, tetri : lì si consuma il dramma della giovane Angeliki. Nessuno si fa domande: perché una quasi adolescente ha fatto un gesto così estremo? E quale segreto ha celato la bambina prima di morire?. Lo spettatore viene portato lentamente e inesorabilmente in una catena di orrori familiari a cui devono sottostare tutti, dominati da un padre padrone, che dispone delle loro vite e li catapulta nei più biechi abomini. Il capo famiglia stabilisce regole rigide frutto solo di violenze, a cui nessuno può sfuggire, senza sottomettersi. Tutti i membri sono vittime consapevoli di questa scatola degli orrori e non hanno il coraggio di sfuggire a questa condizione, forse per loro la cosa più complessa da subire è la violenza del silenzio.
Il giovanissimo regista Alexandros Avranas (appena 27 enne), ti fa entrare lentamente nella dinamica di una famiglia degradata, portandoti a scontrare con immagini crude e forti. Una grande sceneggiatura accompagna il film, lasciando un grande senso di gelo fino all’ultimo fotogramma. Le immagini crude, da pelle d’oca mostrano come questo padre-nonno abbia obbligato la figlia e la nipote a prostituirsi. Forse anche ad Angeliki era riservata la stessa sorte, e lei sorridendo ha preferito morire pur di non lasciarsi sottomettere.
Una storia quasi esclusivamente di donne, schiave di un uomo padrone. Tutto il film ci porta a scoprire cosa c’è dietro lo pseudo perbenismo. La figura maschile è complessa e contorta; un uomo profondamente disturbato, che violenta le proprie vittime, gratificandole con un gelato.

La bellezza del film è di percepire la violenza ma di non vederla: spesso si consuma dietro porte chiuse (come la scena di pedofilia). La storia, realmente accaduta in Germania, per il grande schermo è stata mitigata per renderne possibile la visione .
La musica spezza il grigiore e la freddezza delle immagini, entra vigorosamente con la sua voce, anche l’italianissimo Toto Cutugno che canta “L'italiano” mentre Eleni (Eleni Roussinoui), la figlia, aspetta di fare sesso con un cliente, amico del padre e questi ultimi ballano sulle note della canzone. Un film a tinte forti, duro, coraggioso, ma assolutamente coinvolgente che porta il regista Avranos al prestigioso Leone d’Argento, con questo sua seconda opera .Una pellicola inquietante che traccia una sottile linea tra vittima e carnefice, tutto girato in interni, diktat molto claustrofobico, la "sporcizia" familiare viene messa in luce lentamente. Un premio meritato, una proiezione che sicuramente porterà a discutere e a sviscerare temi contemporanei molto affrontati e lascerà un po’ di angoscia dentro. Un finale prevedibile, in cui la violenza genera violenza, che nulla toglie ad un opera eccellente che porta il cinema greco ad alti livelli. Imperdibile sul fronte delle emozioni, assolutamente da vedere.


Adele de Blasi










Voto 5/5
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