Il 9 novembre 2012 si è registrato il debutto ufficiale del festival capitolino che apre la manifestazione con un film russo Aspettando il mare di Bakhtyar Khudojnazarov. Presidente del festival per la settima edizione Marco Muller, che ha voluto sottolineare nella conferenza stampa di apertura, come i film siano opere collettive e questo festival a suo dire “fatto a passo di corsa” e in tempi brevi è frutto di una grande equipe. Tutto lo staff ha dato il massimo, le novità permetteranno al festival di rinnovarsi. Il catalogo sarà su chiave usb per rendere la consultazione più veloce, quindi è previsto poco cartaceo.
Intanto già si affacciano le prime polemiche, il 50% in meno dei biglietti venduti ma a detta del presidente i dati non sono reali perché non si tiene conto dei biglietti scontati per gli studenti e degli accrediti stampa che sono aumentati rispetto alla scorsa edizione. Gian Luigi Rondi ha commentato che il festival ha cambiato abito ed è diventato Festival e non più festa popolare di Roma. Questa manifestazione tende a essere contraddittoria e piena di sfaccettature, ci sono film di genere, film americani, film hollywoodiani e d’autore, le varie parti del cinema si confronteranno tra loro e da questo relazionarsi nascerà qualcosa di autentico. Le intenzioni quindi sono quelle di rappresentare tutto il cinema, in un arricchimento rispetto alla scorsa edizione.
Aspettando il mare di Bakhtyar Khudojnazarov
Il regista Bakhtyar Khudojnazarov premiato a Venezia con il Leone d'argento con Pari e patta, sbarca al Festival Internazionale del Film di Roma con un film coinvolgente Aspettando il mare. La pellicola è stata scelta per inaugurare l'apertura del festival. Il film interamente girato in Kazakistan, fa parte di una trilogia cominciata con Luna papa, nata dall’esigenza del regista russo di trattare la questione dell’Asia centrale. Il mare è scomparso e dietro di lui ha portato solo morte e desolazione. Gli abitanti del villaggio senza la pesca si sono impoveriti. Il marinaio Marat, giudicato colpevole della tragedia cerca di portare la nave, un ammasso di ruggine nel deserto, nel tentativo di ritrovare il mare e l'adorata moglie persa nella tempesta. Odiato dagli abitanti del villaggio e ritenuto responsabile della tragedia, aiutato solo dall'amico Battasar e dalla sorella della moglie Tamara, affronta un viaggio verso l'ignoto in cerca di una vita ormai persa.
Il film poetico, evocativo, ha una sua bellezza fatta di paesaggi lunari in un deserto dove troneggia la nave ormai ridotta a un relitto rugginoso. Quello che il regista vuole è comprendere perché il mare si è ritirato, siamo di fronte all’ecologia dello spirito, si indaga anche sulla perdita dei sentimenti e sulla forza che hanno alcuni uomini nell’affrontare la vita. Le immagini sono di grande bellezza, paesaggi fuori dal tempo, dove non si vede che sabbia bianca e una nave che scivola silenziosa. Il filo conduttore che lega questa trilogia è l’amore per l’Asia, totalmente ispirato ai racconti di Gabriel Garcia Marquez, dove tutto è autentico ma allo stesso tempo inventato: c’è lo stesso mondo, c’è l’acqua e un capitano ferito, c’è il dolore per una perdita e l’ostinazione nel voler ritrovare se stesso. Marat nello spostare la nave dà una speranza, a volte non si vogliono vedere i problemi ma tutto dipende dalla volontà individuale, questo viaggio verso l’ignoto porta a una conoscenza dell’anima. Nel parlare di sentimenti, il regista fa prevalere la delicatezza nel racconto, l'unico neo forse un pò di lentezza che non va certo a discapito di un film di grande qualità. Emozionante, imperdibile, un grande viaggio nell’anima.
Adele de Blasi
Intanto già si affacciano le prime polemiche, il 50% in meno dei biglietti venduti ma a detta del presidente i dati non sono reali perché non si tiene conto dei biglietti scontati per gli studenti e degli accrediti stampa che sono aumentati rispetto alla scorsa edizione. Gian Luigi Rondi ha commentato che il festival ha cambiato abito ed è diventato Festival e non più festa popolare di Roma. Questa manifestazione tende a essere contraddittoria e piena di sfaccettature, ci sono film di genere, film americani, film hollywoodiani e d’autore, le varie parti del cinema si confronteranno tra loro e da questo relazionarsi nascerà qualcosa di autentico. Le intenzioni quindi sono quelle di rappresentare tutto il cinema, in un arricchimento rispetto alla scorsa edizione.
Aspettando il mare di Bakhtyar Khudojnazarov
Il regista Bakhtyar Khudojnazarov premiato a Venezia con il Leone d'argento con Pari e patta, sbarca al Festival Internazionale del Film di Roma con un film coinvolgente Aspettando il mare. La pellicola è stata scelta per inaugurare l'apertura del festival. Il film interamente girato in Kazakistan, fa parte di una trilogia cominciata con Luna papa, nata dall’esigenza del regista russo di trattare la questione dell’Asia centrale. Il mare è scomparso e dietro di lui ha portato solo morte e desolazione. Gli abitanti del villaggio senza la pesca si sono impoveriti. Il marinaio Marat, giudicato colpevole della tragedia cerca di portare la nave, un ammasso di ruggine nel deserto, nel tentativo di ritrovare il mare e l'adorata moglie persa nella tempesta. Odiato dagli abitanti del villaggio e ritenuto responsabile della tragedia, aiutato solo dall'amico Battasar e dalla sorella della moglie Tamara, affronta un viaggio verso l'ignoto in cerca di una vita ormai persa.
Il film poetico, evocativo, ha una sua bellezza fatta di paesaggi lunari in un deserto dove troneggia la nave ormai ridotta a un relitto rugginoso. Quello che il regista vuole è comprendere perché il mare si è ritirato, siamo di fronte all’ecologia dello spirito, si indaga anche sulla perdita dei sentimenti e sulla forza che hanno alcuni uomini nell’affrontare la vita. Le immagini sono di grande bellezza, paesaggi fuori dal tempo, dove non si vede che sabbia bianca e una nave che scivola silenziosa. Il filo conduttore che lega questa trilogia è l’amore per l’Asia, totalmente ispirato ai racconti di Gabriel Garcia Marquez, dove tutto è autentico ma allo stesso tempo inventato: c’è lo stesso mondo, c’è l’acqua e un capitano ferito, c’è il dolore per una perdita e l’ostinazione nel voler ritrovare se stesso. Marat nello spostare la nave dà una speranza, a volte non si vogliono vedere i problemi ma tutto dipende dalla volontà individuale, questo viaggio verso l’ignoto porta a una conoscenza dell’anima. Nel parlare di sentimenti, il regista fa prevalere la delicatezza nel racconto, l'unico neo forse un pò di lentezza che non va certo a discapito di un film di grande qualità. Emozionante, imperdibile, un grande viaggio nell’anima.
Adele de Blasi