Dino e Anna sono una coppia di quarantenni, profondamente legati da un sentimento d’amore ma vivono un matrimonio bianco ove il sesso non è contemplato. Dino non riesce a consumare alcun rapporto sessuale con Anna, il suo problema è il non riuscire a separare l’eros dall’amore, questo lo porta a consumare un sesso con prostitute, così da sfogo alle sue frustrazioni. Anna non riesce a trovare soluzioni a questo rapporto complesso e la mancanza di un rapporto sessuale con Dino la fa sentire appagata e unica. Il film totalmente incentrato su quanto sia labile il confine tra eros e sentimento, fa riflettere sulle difficoltà della coppia.
Nella relazione non vi è una solitudine metropolitana, ma tutto nasce dalla pretesa di raccontare una storia d’amore. L’amore viene visto come una sorta di dolore fuori dai canoni abituali, c’è un sesso spinto che è fine a stesso e che non è certo funzionale al film. Nel vano tentativo di raccontare la vita dei protagonisti sotto forma di metafora si cade nella banalità o peggio ancora nel ridicolo. Il film inizia con lo splendido brano di Bruno Martino E la chiamano estate, ma il titolo è solo un contrappunto. Il regista galleggia nel tempo andando avanti e indietro nei ricordi in forma ossessiva, e per rendere ancora più forte la sua ossessione fa leggere una lettera al protagonista, scritta di suo pugno, ben quattro volte creando noia e fastidio agli spettatori, che increduli ridono a crepapelle. La lettera è una reiterazione e il tempo è quello interiore di Anna e Dino, dove passato e presente si mescolano, non c’è una cronologia degli eventi, tutto è banale, nel progetto non vi è alcuna originalità.
La pellicola non è assolutamente realistica, il tempo di cui si parla sconfina dai canoni classici. Prodotto da Nicoletta Mantovani e con un budget elevato di circa un milione e quattrocentomila euro, il film dall’inizio alla fine non piace o peggio viene fischiato e criticato se non deriso. Grandi piani sequenza, linguaggio ermetico, script povero, questo è quello che emerge dall’inutilità di una pellicola che ha la pretesa di accaparrarsi l’attributo del film d’autore. Ma quando un film diventa film d’autore? e poi chi lo decreta? Non certo come in questo caso il regista, etichettando il suo film come film d’autore, con arroganza di fronte alle critiche risponde: "L’arte è egoista e io non sono interessato a tutti".
Grandi tempi morti favoriscono la noia, si cerca nel buio della sala un rendez vous con gli spettatori. Il sesso molto esplicito, viene esperimentato in ogni sua forma, forse dietro tanta “cochonerie” si nasconde una provocazione sull’impotenza maschile, risolvibile in altra chiave. Isabella Ferrari e Jean-Marc Barr bravi, eccedono nelle loro nudità e nell’autocompiacimento dei loro corpi nudi. Fotografia volutamente sgranata per scelta stilistica, dialoghi lentissimi, nessuna introspezione nei personaggi, di peggio non poteva capitare. La sala gremita di giornalisti, durante la proiezione i fischi si sono sprecati e nel dissenso generale qualcuno ha urlato "e lo chiamano film" qui è scattato un grande applauso. Ci chiediamo come sia possibile che una pellicola del genere sia nei film in concorso del festival?
Adele de Blasi
E la chiamano estate
Regia: Paolo Franchi
Cast: Isabella Ferrari, Jean-Marc Barr, Luca Argentero,
Filippo Nigro, Eva Riccobono
Produzione: Italia, 2012
Distribuzione: Officine Ubu
Uscita: 22/11/2012
Nella relazione non vi è una solitudine metropolitana, ma tutto nasce dalla pretesa di raccontare una storia d’amore. L’amore viene visto come una sorta di dolore fuori dai canoni abituali, c’è un sesso spinto che è fine a stesso e che non è certo funzionale al film. Nel vano tentativo di raccontare la vita dei protagonisti sotto forma di metafora si cade nella banalità o peggio ancora nel ridicolo. Il film inizia con lo splendido brano di Bruno Martino E la chiamano estate, ma il titolo è solo un contrappunto. Il regista galleggia nel tempo andando avanti e indietro nei ricordi in forma ossessiva, e per rendere ancora più forte la sua ossessione fa leggere una lettera al protagonista, scritta di suo pugno, ben quattro volte creando noia e fastidio agli spettatori, che increduli ridono a crepapelle. La lettera è una reiterazione e il tempo è quello interiore di Anna e Dino, dove passato e presente si mescolano, non c’è una cronologia degli eventi, tutto è banale, nel progetto non vi è alcuna originalità.
La pellicola non è assolutamente realistica, il tempo di cui si parla sconfina dai canoni classici. Prodotto da Nicoletta Mantovani e con un budget elevato di circa un milione e quattrocentomila euro, il film dall’inizio alla fine non piace o peggio viene fischiato e criticato se non deriso. Grandi piani sequenza, linguaggio ermetico, script povero, questo è quello che emerge dall’inutilità di una pellicola che ha la pretesa di accaparrarsi l’attributo del film d’autore. Ma quando un film diventa film d’autore? e poi chi lo decreta? Non certo come in questo caso il regista, etichettando il suo film come film d’autore, con arroganza di fronte alle critiche risponde: "L’arte è egoista e io non sono interessato a tutti".
Grandi tempi morti favoriscono la noia, si cerca nel buio della sala un rendez vous con gli spettatori. Il sesso molto esplicito, viene esperimentato in ogni sua forma, forse dietro tanta “cochonerie” si nasconde una provocazione sull’impotenza maschile, risolvibile in altra chiave. Isabella Ferrari e Jean-Marc Barr bravi, eccedono nelle loro nudità e nell’autocompiacimento dei loro corpi nudi. Fotografia volutamente sgranata per scelta stilistica, dialoghi lentissimi, nessuna introspezione nei personaggi, di peggio non poteva capitare. La sala gremita di giornalisti, durante la proiezione i fischi si sono sprecati e nel dissenso generale qualcuno ha urlato "e lo chiamano film" qui è scattato un grande applauso. Ci chiediamo come sia possibile che una pellicola del genere sia nei film in concorso del festival?
Adele de Blasi
E la chiamano estate
Regia: Paolo Franchi
Cast: Isabella Ferrari, Jean-Marc Barr, Luca Argentero,
Filippo Nigro, Eva Riccobono
Produzione: Italia, 2012
Distribuzione: Officine Ubu
Uscita: 22/11/2012