Balada triste de trompeta (La Ballata dell'amore e dell'odio) è una storia al confine tra surreale e cruda realtà, si concentra in un triangolo amoroso contornato da uno sfondo di amorevole passione violenta ed odiosa infantile immaturità. Presentato nel 2010 alla 67° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, il film ottiene il premio per la Miglior Regia, e L'Osella per la Miglior Sceneggiatura, e giunge nelle sale italiane dall' 8 novembre 2012. La storia è ambientata nel 1973, ultimi giorni del regime franchista, durante i quali Javier, il figlio del pagliaccio di un circo, che nel 1937 viene interrotto nel mezzo della sua performance e reclutato con la forza da un gruppo di repubblicani e portato alla battaglia contro i soldati franchisti con un machete, sogna di seguire le orme del padre. Ma avendo vissuto troppe tragedie nella sua vita non riesce ad essere un pagliaccio divertente.
Trova lavoro come pagliaccio triste in un circo, dove però deve anche subire la brutalità di Sergio, il pagliaccio capo, che lo umilia per far spettacolo. Javier incontra Natalia, la bella acrobata compagna di Sergio, se ne innamora e cerca di salvarla dalle angherie e dalla violenza del marito, scatenando la gelosia di Sergio. In questa storia dall'aspetto lineare, si innesca una forte energia psicologica che si manifesta attraverso la figura di due pagliacci violenti che esteriorizzano una malinconica comicità e una triste semplicità che rovescia la tipica divertente caratterizzazione della figura del pagliaccio.
Ad un primo impatto la storia, come viene mostrata nel trailer, sembra essere una narrazione intellettuale e profondamente psicologica che rende interessante la visione, ma quando si assiste alla proiezione, si scopre che la trama non è poi così complessa e rischia di ridursi semplicemente, al fine di non evolversi particolarmente dopo i primi quaranta minuti della pellicola. Il tutto si salva grazie all'impegno e alla costruzione interiore ed esteriore dei due protagonisti: Javier (Carlos Areces) e Sergio (Antonio de La Torre). I due attori si impegnano al massimo e con intensa semplicità, attraverso le loro azioni cruente cercano di delineare i personaggi. Degni di essere menzionati sopratutto i costumi, il trucco e la scenografia, che sono veramente ben curati e senza i quali la storia perderebbe il suo fascino.
Girato in digitale con una cinepresa Sony, il film si mostra in tutto il suo aspetto digitale, grazie all'ausilio di alcuni effetti visivi e sopratutto di una elaborata correzione colore e di una tinta che svolgono una funzione drammaturgica importante. Intensa e da ricordare, l'interpretazione della voluttuosa Carolina Bang, nella parte di Natalia, che attraverso la sua bellezza estetica ma anche interpretativa, contraddistingue il suo personaggio donandogli un' intensa e volubile espressione.
Dodicesima pellicola di Alex De la Iglesia, che ha scritto anche la sceneggiatura, viene descritta dallo stesso regista come: "un film per esorcizzare un dolore nella mia anima che non se ne andrà facilmente come una macchia d'olio". Dolore nel quale il cineasta si sente ridicolo, orribilmente mutilato da un passato meraviglioso e triste, come se stesse annegando nella nostalgia per qualcosa che non è mai successo, un incubo enorme che non gli permette di essere felice. Ed ancora De la Iglesia afferma di voler cancellare con l'acido le ferite che bruciano le sue notti, quando l'angoscia diventa insopportabile e i diavoli che vivono al suo fianco gli sussurrano dolcemente nelle orecchie e diventano dolorosamente reali. Infine il regista illustra il significato di questo film affermando di essere due persone, un bambino viziato, vile e crudele, che si diverte a fare del male e a pizzicare le guance di quelli più deboli di lui. Ed una triste donna anziana, consapevole della sua età e della sua ignoranza, che vorrebbe amare con passione, ma sa che non è possibile. Vuole piacere, desidera con tutte le sue forze rendere felici gli altri, anche se non sa come godersi la vita.
L'unica dignità, la sola salvezza possibile per questi vigliacchi persi nel loro inferno è una buona battuta, una commedia, una pantomima in grado di dissolvere la bile che si attacca alla superficie adesiva della realtà.
Un film dai tratti allucinanti, di una brutalità forse troppo esagerata ma che è fonte di spunto per un racconto originale, adatto solo ad un pubblico adulto e non troppo debole di fronte ad immagini di pura violenza.
Francesco Adami
Ballata dell'odio e dell'amore
Balada triste de trompeta
The Last Circus
Regia: Álex De la Iglesia
Cast: Carlos Areces, Antonio de la Torre, Carolina Bang,
Sancho Gracia, Juan Luis Galiardo
Genere: Drammatico
Durata: 107 min.
Paese: Spagna, Francia 2010
Distribuzione: Mikado
Uscita: 17/12/2010 in Spagna, 08/11/2012 in Italia
Specifiche tecniche:
Lingua: Spagnolo
Luoghi girato: Alcoy, Alicante, Comunidad Valenciana, Madrid, Spagna,
Sound Mix: Dolby Digital
Color: Colore
Produzione: Tornasol Films, La Fabrique 2, uFilm
Voto : 3/5
Trova lavoro come pagliaccio triste in un circo, dove però deve anche subire la brutalità di Sergio, il pagliaccio capo, che lo umilia per far spettacolo. Javier incontra Natalia, la bella acrobata compagna di Sergio, se ne innamora e cerca di salvarla dalle angherie e dalla violenza del marito, scatenando la gelosia di Sergio. In questa storia dall'aspetto lineare, si innesca una forte energia psicologica che si manifesta attraverso la figura di due pagliacci violenti che esteriorizzano una malinconica comicità e una triste semplicità che rovescia la tipica divertente caratterizzazione della figura del pagliaccio.
Ad un primo impatto la storia, come viene mostrata nel trailer, sembra essere una narrazione intellettuale e profondamente psicologica che rende interessante la visione, ma quando si assiste alla proiezione, si scopre che la trama non è poi così complessa e rischia di ridursi semplicemente, al fine di non evolversi particolarmente dopo i primi quaranta minuti della pellicola. Il tutto si salva grazie all'impegno e alla costruzione interiore ed esteriore dei due protagonisti: Javier (Carlos Areces) e Sergio (Antonio de La Torre). I due attori si impegnano al massimo e con intensa semplicità, attraverso le loro azioni cruente cercano di delineare i personaggi. Degni di essere menzionati sopratutto i costumi, il trucco e la scenografia, che sono veramente ben curati e senza i quali la storia perderebbe il suo fascino.
Girato in digitale con una cinepresa Sony, il film si mostra in tutto il suo aspetto digitale, grazie all'ausilio di alcuni effetti visivi e sopratutto di una elaborata correzione colore e di una tinta che svolgono una funzione drammaturgica importante. Intensa e da ricordare, l'interpretazione della voluttuosa Carolina Bang, nella parte di Natalia, che attraverso la sua bellezza estetica ma anche interpretativa, contraddistingue il suo personaggio donandogli un' intensa e volubile espressione.
Dodicesima pellicola di Alex De la Iglesia, che ha scritto anche la sceneggiatura, viene descritta dallo stesso regista come: "un film per esorcizzare un dolore nella mia anima che non se ne andrà facilmente come una macchia d'olio". Dolore nel quale il cineasta si sente ridicolo, orribilmente mutilato da un passato meraviglioso e triste, come se stesse annegando nella nostalgia per qualcosa che non è mai successo, un incubo enorme che non gli permette di essere felice. Ed ancora De la Iglesia afferma di voler cancellare con l'acido le ferite che bruciano le sue notti, quando l'angoscia diventa insopportabile e i diavoli che vivono al suo fianco gli sussurrano dolcemente nelle orecchie e diventano dolorosamente reali. Infine il regista illustra il significato di questo film affermando di essere due persone, un bambino viziato, vile e crudele, che si diverte a fare del male e a pizzicare le guance di quelli più deboli di lui. Ed una triste donna anziana, consapevole della sua età e della sua ignoranza, che vorrebbe amare con passione, ma sa che non è possibile. Vuole piacere, desidera con tutte le sue forze rendere felici gli altri, anche se non sa come godersi la vita.
L'unica dignità, la sola salvezza possibile per questi vigliacchi persi nel loro inferno è una buona battuta, una commedia, una pantomima in grado di dissolvere la bile che si attacca alla superficie adesiva della realtà.
Un film dai tratti allucinanti, di una brutalità forse troppo esagerata ma che è fonte di spunto per un racconto originale, adatto solo ad un pubblico adulto e non troppo debole di fronte ad immagini di pura violenza.
Francesco Adami
Ballata dell'odio e dell'amore
Balada triste de trompeta
The Last Circus
Regia: Álex De la Iglesia
Cast: Carlos Areces, Antonio de la Torre, Carolina Bang,
Sancho Gracia, Juan Luis Galiardo
Genere: Drammatico
Durata: 107 min.
Paese: Spagna, Francia 2010
Distribuzione: Mikado
Uscita: 17/12/2010 in Spagna, 08/11/2012 in Italia
Specifiche tecniche:
Lingua: Spagnolo
Luoghi girato: Alcoy, Alicante, Comunidad Valenciana, Madrid, Spagna,
Sound Mix: Dolby Digital
Color: Colore
Produzione: Tornasol Films, La Fabrique 2, uFilm
Voto : 3/5