Seduto dietro il classico tavolo di compensato nero, il cast di Isole rappresenta alla perfezione l’ideal-tipo artistico di un certo cinema, poi definito ‘indipendente’. Dopo una breve introduzione sinottica, il produttore Gianluca Arcopinto apre le danze con una panoramica sulla crisi del cinema italiano “di un certo tipo”, tracciando la linea guida sulla quale poi si adageranno i successivi interventi: contrasto tra cinema di largo consumo e cinema, appunto, indipendente. La fase distributiva viene presentata come una lotta clientelare, dove i film sprofondano o trionfano a seconda della capacità d’influenza di chi li spinge, letteralmente, facendo “a sportellate”.
La produzione (affiancata da Selvaggia Sada) ha perciò deciso di tirarsi fuori da questo assurdo gioco a somma negativa, approdando a nuove forme distributive che il regista Stefano Chiantini definisce "geniali". Isole sarà lanciato in anteprima il 10 Maggio al cinema Sacher, dove alla fine della proiezione e per qualche giorno a seguire, verranno distribuite gratuitamente delle copie dvd. Le sorprese non finiscono qui, dato che sul sito di Repubblica sarà possibile accedere gratuitamente alla sua visione dal 16 al 20 maggio, percorrendo la “strada della legalità” dietro la quale si pensa possa esserci una possibile risposta al meccanismo perverso esposto sopra.
Conclusa la parte tecnica, il dialogo si sposta poi sui singoli protagonisti. La parola viene presa senza troppi formalismi da tutti gli attori, ognuno con il suo stile e la sua profondità. A colpire sono in particolare le parole di Giorgio Colangeli, straordinario nel ruolo di un prete di paese che lui stesso definisce “non prete”. L’accento cade sulla profondità della trama, sulle metafore paesaggistiche (isole tremiti) e animali (apicoltura) che saziano le pagine di una sceneggiatura più volte rivista e corretta, anche collegialmente. L’intervento di Asia Argento, stupisce invece per la sua incostanza espositiva palesata da un tono di voce rotto. Alla domanda ‘Perché hai voluto partecipare al progetto?’, la figlia d’arte macabra risponde che il racconto l’aveva fin da subito colpita per il tocco delicato degli sguardi e dei silenzi disegnati addosso alla sua Martina, gli stessi che spesso dovrebbero sostituirsi alla “banalità dei moderni turpiloqui”.
Il suo compagno di set, Ivan Franek, continua a battere il ferro espressivo dell’opera condensando in un aforisma il taglio dell’intera trattazione, definendolo un “dialogo muto” difficile da riportare a parole una volta terminate le registrazioni. I due giovani, Alessandro Tiberi e Paolo Briguglia, regalano infine qualche momento d’ilarità, confessando al pubblico il loro desiderio di tornare sulla scena questa estate, per concedersi un momento di relax. L’impressione finale di chi segue non può che essere positiva. Cresce soprattutto la convinzione e la rabbia che in Italia la selezione artistica sia effettuata in modo piuttosto ambiguo; e se in principio il disordine dei costumi faceva presagire un monologo tra artisti incompresi, al termine si apprende al contrario che la voglia di comprensione sia massima e le voci più forti che mai: evidentemente mancano solo i megafoni buoni.
Paolo Buonvino
La produzione (affiancata da Selvaggia Sada) ha perciò deciso di tirarsi fuori da questo assurdo gioco a somma negativa, approdando a nuove forme distributive che il regista Stefano Chiantini definisce "geniali". Isole sarà lanciato in anteprima il 10 Maggio al cinema Sacher, dove alla fine della proiezione e per qualche giorno a seguire, verranno distribuite gratuitamente delle copie dvd. Le sorprese non finiscono qui, dato che sul sito di Repubblica sarà possibile accedere gratuitamente alla sua visione dal 16 al 20 maggio, percorrendo la “strada della legalità” dietro la quale si pensa possa esserci una possibile risposta al meccanismo perverso esposto sopra.
Conclusa la parte tecnica, il dialogo si sposta poi sui singoli protagonisti. La parola viene presa senza troppi formalismi da tutti gli attori, ognuno con il suo stile e la sua profondità. A colpire sono in particolare le parole di Giorgio Colangeli, straordinario nel ruolo di un prete di paese che lui stesso definisce “non prete”. L’accento cade sulla profondità della trama, sulle metafore paesaggistiche (isole tremiti) e animali (apicoltura) che saziano le pagine di una sceneggiatura più volte rivista e corretta, anche collegialmente. L’intervento di Asia Argento, stupisce invece per la sua incostanza espositiva palesata da un tono di voce rotto. Alla domanda ‘Perché hai voluto partecipare al progetto?’, la figlia d’arte macabra risponde che il racconto l’aveva fin da subito colpita per il tocco delicato degli sguardi e dei silenzi disegnati addosso alla sua Martina, gli stessi che spesso dovrebbero sostituirsi alla “banalità dei moderni turpiloqui”.
Il suo compagno di set, Ivan Franek, continua a battere il ferro espressivo dell’opera condensando in un aforisma il taglio dell’intera trattazione, definendolo un “dialogo muto” difficile da riportare a parole una volta terminate le registrazioni. I due giovani, Alessandro Tiberi e Paolo Briguglia, regalano infine qualche momento d’ilarità, confessando al pubblico il loro desiderio di tornare sulla scena questa estate, per concedersi un momento di relax. L’impressione finale di chi segue non può che essere positiva. Cresce soprattutto la convinzione e la rabbia che in Italia la selezione artistica sia effettuata in modo piuttosto ambiguo; e se in principio il disordine dei costumi faceva presagire un monologo tra artisti incompresi, al termine si apprende al contrario che la voglia di comprensione sia massima e le voci più forti che mai: evidentemente mancano solo i megafoni buoni.
Paolo Buonvino