Luc Besson, il regista culto dell'indimenticabile Nikita (1990) e Léon (1994) porta al cinema con atteggiamento apparentemente "viscerale" ma realmente asettico, una storia intoccabile, quella del premio nobel per la pace e leder del movimento democratico Aung San Suu Kyi. Degna di essere raccontata per il coraggio e la forza di questa grande protagonista della Storia, definita la "Nelson Mandela femminile". Peccato che il regista, invece, ce la presenta quasi come una Evita Peron. La donna sarà divisa tra l'amore per il suo popolo e quello del marito e i due splendidi figli. Che cosa c'è di peggio di un tumore alla prostata che colpisce l'amato? Un regime che opprime un popolo.
Luc Besson in linea con le sue retoriche dichiarazioni in conferenza stampa, porta al cinema una storia esemplare, ma in modalità piatta, banale senza colpire al cuore. Tranne qualche elemento melodrammatico che riguarda la coppia, il resto del film, di fattura commerciale, sfodera inquadrature lineari. Tranne qualche rallenty ben distribuito, tutto è incentrato sulla figura- mito fredda di questo personaggio che intorno ha solo delle avvisaglie della sofferenza della repressione che lasceranno al massimo una camicia bianca sporca di sangue. Il leitmotiv del corpo a corpo vittima-cecchino che ci vuole riportare al ragazzo e il carroarmato di Piazza Tienanmen non regge.
Il regista sembra voler strizzare l'occhio agli stilemi della supremazia artistica del cinema asiatico, ma fallisce abbinando simbologie ad un ritmo-non ritmo sincopato dello svolgimento della trama come a voler dire tutto nel più breve tempo possibile.
Ne risulta una regia scontata, spersonalizzata che non trasmette nessun tipo di fuoco e di passione. Manca la poesia, la delicatezza e l'obliquità dello sguardo del cinema d'Oriente. Ci sono delle frasi nel film che lasciano una traccia importante, come: "Tu puoi non pensare alla politica, ma la politica pensa a te"; oppure: "Non tutti possono far parte della storia mentre avviente". Certo Besson cerca di lavorare per sottrazione ma viene risucchiato dalla bramosia della quantità consumistica di stampo occidentale. In effetti l'occhio indagatore del regista sembra confondersi con quello del consorte britannico della Aung San Suu Kyi, che osserva dal televisore la Birmania, chissà che cosa avrebbe saputo proporre invece un regista di questa terra? Sicuramente Besson non si è fatto sfuggire una storia d'oro ma probabimente non si è minimamente interrogato sulle modalità di creazione, sdoganando un prodotto in serie che può lusingare il pubblico frequentatore dei multiplex.
Sonia Cincinelli
The Lady
Regia: Luc Besson
Interpreti: Michelle Yeoh, David Thewlis, William Hope,
Martin John King, Susan Wooldridge
Produzione: Francia, Gran Bretagna, 2011
Durata: 145 min.
Luc Besson in linea con le sue retoriche dichiarazioni in conferenza stampa, porta al cinema una storia esemplare, ma in modalità piatta, banale senza colpire al cuore. Tranne qualche elemento melodrammatico che riguarda la coppia, il resto del film, di fattura commerciale, sfodera inquadrature lineari. Tranne qualche rallenty ben distribuito, tutto è incentrato sulla figura- mito fredda di questo personaggio che intorno ha solo delle avvisaglie della sofferenza della repressione che lasceranno al massimo una camicia bianca sporca di sangue. Il leitmotiv del corpo a corpo vittima-cecchino che ci vuole riportare al ragazzo e il carroarmato di Piazza Tienanmen non regge.
Il regista sembra voler strizzare l'occhio agli stilemi della supremazia artistica del cinema asiatico, ma fallisce abbinando simbologie ad un ritmo-non ritmo sincopato dello svolgimento della trama come a voler dire tutto nel più breve tempo possibile.
Ne risulta una regia scontata, spersonalizzata che non trasmette nessun tipo di fuoco e di passione. Manca la poesia, la delicatezza e l'obliquità dello sguardo del cinema d'Oriente. Ci sono delle frasi nel film che lasciano una traccia importante, come: "Tu puoi non pensare alla politica, ma la politica pensa a te"; oppure: "Non tutti possono far parte della storia mentre avviente". Certo Besson cerca di lavorare per sottrazione ma viene risucchiato dalla bramosia della quantità consumistica di stampo occidentale. In effetti l'occhio indagatore del regista sembra confondersi con quello del consorte britannico della Aung San Suu Kyi, che osserva dal televisore la Birmania, chissà che cosa avrebbe saputo proporre invece un regista di questa terra? Sicuramente Besson non si è fatto sfuggire una storia d'oro ma probabimente non si è minimamente interrogato sulle modalità di creazione, sdoganando un prodotto in serie che può lusingare il pubblico frequentatore dei multiplex.
Sonia Cincinelli
The Lady
Regia: Luc Besson
Interpreti: Michelle Yeoh, David Thewlis, William Hope,
Martin John King, Susan Wooldridge
Produzione: Francia, Gran Bretagna, 2011
Durata: 145 min.