"Heidi" di Alain Gsponer

La storia di Heidi la conoscono tutti. Un classico. Tratto da una serie di libri della scrittrice svizzera Johanna Spyri, pubblicati alla fine dell’Ottocento, dove ad ogni libro il sottotitolo recitava: una storia per bambini ed anche per coloro che amano i bambini. Come a dire “i bambini li trattiamo male, cerchiamo di migliorare”. Credo siano abbastanza ovvie ai più le condizioni dei minori, specialmente provenienti da basse condizioni sociali ed economiche, maltrattati e spesso costretti a lavorare, durante gli anni della Rivoluzione Industriale. Ad Heidi, l’orfanella svizzera, che la zia manda a vivere col nonno paterno perché ha avuto un buon lavoro a Francoforte, va leggermente meglio, ma non tantissimo infondo: non va a scuola, vive in una baita in compagnia del nonno e del coetaneo Peter, un giovane pastorello. Il nonno è burbero, all’inizio sembra anche cattivo, ma poi la bambina riesce a smuovere il suo cuore. Ma quando questo accade la zia di cui sopra se la viene a riprendere contro il parere del vecchio per venderla, letteralmente, ad una famiglia benestante di Francoforte, la cui figlia Klara vive sulla sedia a rotelle sola e con la governante, l’acida e crudele signorina Rottenmeier - il cui nome è diventato una frase formulare per definire una persona bacchettona e cattiva – perché il papà è sempre fuori per lavoro e la madre, ovviamente (si tratta di un adattamento di un romanzo educativo dell’Ottocento!), è morta: una costante gli orfani in questo periodo, Peter, per esempio, ha la nonna e la mamma, ma non il papà. Qui Heidi, pur nel conforto della casa benestante, soffre perché le manca la natura e la libertà fra le montagne alla quale è abituata. È vessata dalla governante e presa in giro perché non riesce a leggere. La vita è difficile, ma pian piano la ragazzina riuscirà ad aiutare Klara a vivere la sua condizione con maggiore gioia e a schiudere le porte del cuore di tutti - tranne che della signorina Rottenmeier –: la nostalgia del nonno e delle sue Alpi, però, è tanta…

Il messaggio del libro di derivazione e del film è chiaro: ogni persona deve vivere la vita per la quale è portato, alla quale è stato abituato, non può essere inserito in un contesto che non gli appartiene. Oltretutto i bambini non sono proprietà, oggetti, che vengono utilizzati e spostati a piacimento. Il film, che viene dopo la versione con Shirley Temple del 1937, quella di Luigi Comencini degli anni Cinquanta, il cartone animato giapponese di Hayao Miyazaki e tutta una serie di numerose miniserie e film per la tv, è una rilettura del testo e degli adattamenti precedenti fedele, corretta e dignitosa; godibile, con qualche pecca nei personaggi secondari, sviluppati con toni troppo kitsch, specie se confrontati coi veterani Bruno Ganz, nei panni del nonno di Heidi, e Hannelore Hoger, in quelli della nonna di Klara, che sono attori di gran classe.

Erminio Fischetti





Heidi
Regia: Alain Gsponer
Interpreti: Anuk Steffen, Bruno Ganz, Isabelle Ottmann,
Quirin Agrippi, Katherina Schutter, Hannelore Hoger, Maxim Mehmet
Produzione: Germania/Svizzera, 2015
Durata: 115’
Voto: 3/5



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