"Frankenstein" di Bernard Rose

Frankenstein, il capolavoro della letteratura gotica scritto da Mary Shelley, è stato oggetto di numerosi adattamenti per il cinema, il primo che la storia ricordi è uno del 1910, ma la versione più popolare per i cinefili è quella immortale di James Whale del 1931 con il mitico Boris Karloff nelle vesti del mostro. Da allora in poi di riletture in tutte le salse e in tutti i registri, compreso quello comico entrato nel novero della cultura popolare Frankenstein Junior di Mel Brooks, ce ne sono state moltissime, tanto che a distanza di meno di un mese in Italia stanno per uscire due rivisitazioni, una in costume di Paul McGuigan con Daniel Radcliffe e James McAvoy ed una di stampo contemporaneo losangelino diretta da Bernard Rose con Xavier Samuel, Carrie-Anne Moss e Danny Huston. Proprio di questa ci apprestiamo a raccontare. La storia la conosciamo tutti, ma Bernard Rose, regista che scrive anche la sceneggiatura, liberamente tratta dalla Shelley, costruisce un’infelice combinazione di scrittura, regia e recitazione, che diventa un horror alla grand guignol dove il grand guignol non è, nella sua volgarità, estetizzante, ma sciatto, brutto e superfluo, con sempre lo stesso messaggio sulla tecnologia e il progresso visti come simbolo di male e infelicità, il potere costituito sintomo di abuso e violenza. Con dialoghi imbarazzanti e ridicoli (del tipo “Giochiamo al dottore”, “Ma tua mamma ti ha chiamato Mostro?”), questa versione di Frankenstein odierna è buttata al caso, recitata maluccio e trova scarso materiale in un regista altalenante e variegato che si impose giovanissimo con il successo di un altro horror che fece successo e scalpore (quello sì con un senso quantomeno narrativo), Candyman – Terrore dietro lo specchio con una giovane Virginia Madsen, poi passato per un improbabile biopic su Beethoven (Amata immortale) con Gary Oldman e Isabella Rossellini, una mediocre Anna Karenina con Sophie Marceau, Ivansxtc, una versione contemporanea de La morte di Ivan Il'ic, sempre da Tolstoj, e via discorrendo. La cosa peggiore di questa versione di Frankenstein è che sembra fuori tempo massimo, non solo per il suo messaggio, ma soprattutto per il linguaggio filmico: sembra un film, per estetica e approccio, terribilmente anni Novanta. Ma più che prodotto per le sale di quel periodo, sembra uno brutto televisivo, di quelli che all’epoca passavano in seconda serata solo ed esclusivamente d’estate. Insomma, credo sia abbastanza chiaro di cosa si sta parlando. Con tutti i difetti del caso. Un’opera dimenticabile su tutta la linea, che non intrattiene. Parodia involontaria di una storia immortale che è inutile rifare o riadattare ai tempi se non si ha nulla di nuovo da aggiungere. Soprattutto quando a non essere distribuiti in Italia sono film di grande pregio e apprezzamento esteri. Un monito e un interrogativo da lanciare ai nostri distributori. Fortuna che resta sull’ora e mezza. Un primo passo per Bernard Rose potrebbe essere quello di delegare, considerato che lo ha scritto, diretto, montato, etc.

Erminio Fischetti



Frankenstein
Regia: Bernard Rose
Interpreti: Xavier Samuel, Carrie-Anne Moss, Danny Huston, Tony Todd
Produzione: USA/Germania, 2016
Durata: 89’
Distribuzione: Barter Entertainment, 17 marzo 2016
Voto: 1/5
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