La band campana prende spunto dall’omonima teoria statunitense secondo cui: l’enorme mole di detriti spaziali e l’effetto domino scaturito dalle loro collisioni potrebbe causare l’impossibilità di utilizzare satelliti orbitanti intorno alla Terra per le prossime generazioni. Questo potrebbe essere l'effetto che la band si prefigge di ottenere con la diffusione della propria musica. Particelle che vengono a mancare, in seguito a deflagrazione/liberazione, in favore di un solo nucleo tra lieve carezza e duro pugno. Il caos che improvvisamente trova un ordine originale ed inaspettato, un Sturm und Drang dei nostri tempi, roba da nuovi “rocchettari” romantici.
La voce ruvida ma suadente di Antonio Buomprisco conduce questo quartetto, composto da Canio Giordano (chitarra/voce/effetti), Roberto Cola (basso) e Luca Mucciolo (batteria).
L'album si dipana prevalentemente in un coacervo di rock psichedelico e la sperimentazione spazia dal grunge al pop intrecciando suoni in grado di smuovere le coscienze, il tutto condito da dissonanze noise. La musica de La Sindrome di Kessler è rumore interiore dell'anima, quel rumore che sporca un po' i brani verso un rock graffiante a tratti caratterizzato da una ruvida sensualità.
Si tratta di monologhi rock interiori, in cui ricerca e innovazione si sposano e trovano una maturità nella composizione e i contenuti sono caratterizzati da una fosca ed affascinante sensualità nera in grado di restituire un lavoro articolato, vibrante ed eclettico che si riesce ad apprezzare completamente nell'ascolto ripetuto. Musica capace di schiudere “spiragli sinuosi”, mondi altri e torbidi, con aperture di aree rock di largo respiro allucinogeno in perfetto Anni Settanta style.
Sonia Cincinelli