La prima luce di Vincenzo Marra

Inizia sullo sfondo di una Bari contemporanea e finisce nella disgregazione della desolata capitale cilena quest’ultimo film di Vincenzo Marra, che racconta la storia di Marco, un giovane avvocato meridionale, perfettamente incasellato, lavorativamente, nel mondo in cui vive. Ha una compagna cilena, Martina, e un figlio di sette anni, Mateo, che ama incondizionatamente. Il rapporto della coppia è ormai giunto alla fine, lei è depressa perché si sente sola e il lavoro in Italia non la soddisfa più. È stanca di Marco e dell’Italia e vuole tornare al suo Paese e da sua madre portandosi Mateo con sé. Marco, ovviamente, anche un po’ bruscamente, cerca di impedirglielo, arrivando a nascondere il passaporto di lei e del bambino. Lui poi fa un passo indietro, cerca di venirle incontro, ma lei vuole solo tornare a casa col bambino.
Lui le obietta che ha un lavoro in Italia, fa l’avvocato, non può farlo in Cile. Lei gli risponde solo che vuole tornare indietro. Ritrovato il passaporto, scappa via col bambino non appena il compagno si reca a Milano per lavoro. Tornato, lui è disperato, va dalle forze dell’ordine, all’ambasciata, ma nessuno può far nulla per lui, anche perché lui non conosce niente della famiglia di lei. Decide così di ripartire per trovare suo figlio (vende l’auto e raggranella un po’ di soldi), ci riesce e in Cile comincia una lotta legale impari…
Vincenzo Marra, il premiato regista di Tornando a casa e Vento di terra, riporta alla luce un tema come la custodia dei figli dopo una separazione che è stato gettonatissimo specialmente negli Stati Uniti fra cinema e televisione, su tutti l’ormai classico Kramer contro Kramer. In realtà data la questione internazionale ricorda più quel Mai senza mia figlia! con Sally Field del 1991, storia vera di Betty Mahmoody, che ne scrisse un libro che è diventato un bestseller in quegli anni. A dare vita a questo padre che ha perso il figlio in questo La prima luce (presentato a Venezia) un Riccardo Scamarcio in parte (sarà l’accento di appartenenza, lo sguardo perfettamente corrucciato, il buon spagnolo che sfodera nella seconda parte dell’opera), ma come nel pessimo Nessuno si salva da solo, l’attore pugliese porta sulle sue spalle l’intero film, riuscendo in quel caso a salvarne in parte la deprecabilità. Fortunatamente, però, Marra ha realizzato un film decisamente migliore di quello di Castellitto, che perde spessore solamente nel passaggio verso la metà del film fra l’Italia e il Cile. Qui il regista smarrisce un po’ la bussola del racconto portando la linea su una chiave a tratti noir, e anchilosando sul territorio straniero. Meno interessante la prova dell’attrice cilena Daniela Ramirez, che si limita all’espressione della scocciata per tutto il film, nelle vesti di una donna che antepone il suo egoismo al benessere del bambino, lanciando frasi senza senso e non giustificando fino in fondo le sue scelte (lei è depressa dalla crisi economica dell’Italia pur avendo un compagno che di fatto la fa stare bene economicamente, vivono nel centro di Bari, hanno una bella casa e tutti i comfort: c’è da dire però che tornando dalla madre può permettersi la tata, che prima non aveva, ma il descritto visivo del Cile è molto più degradato nelle rappresentazioni immediate davanti agli occhi di palazzi fatiscenti, effetti stranianti di una grande e sporca metropoli dell’America Latina), che comunque non si evincono nemmeno dalla psicologia del personaggio, anche se molto probabilmente è una scelta ben precisa degli sceneggiatori. A parte qualche squilibrio di fondo, un film onesto che racconta con rara asciuttezza uno spaccato contemporaneo terribilmente attuale.

Erminio Fischetti






La prima luce
Regia: Vincenzo Marra
Interpreti: Riccardo Scamarcio, Daniela Ramirez, Gianni Pezzolla, Luis Gnecco, Alejandro Goic, Paulina Urrutia, Maria Eugenia Barrenechea
Produzione: Italia, 2015
Durata: 108’
Distribuzione: BIM, 24 settembre 2015
2/5



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