Roventi fischi e qualche flebile applauso di circostanza accolgono Grace di Monaco, il film di Oliver Dahan presentato in apertura fuori concorso in questa 67° edizione del Festival di Cannes. Fischi che forse avranno appagato l’intera famiglia Grimaldi, che già anzitempo aveva preso le distanze dalla pellicola. La decisione di boicottare l’anteprima non è stato che l’ennesimo segnale forte di una polemica che mai avrà fine o che proprio i suddetti fischi potrà placare. Il principe Alberto II e le sorelle, Caroline e Stephanie attraverso alcune fonti all’interno del Palazzo avevano infatti dichiarato di non aver assolutamente apprezzato il modo in cui era stata tratteggiata la figura paterna, possessiva e autoritaria nei confronti di Grace e del risvolto glamour che ha preso il film.
Secca la risposta del regista, che ha ripetuto le stesse parole anche durante la conferenza stampa:
"Non sono né giornalista né storico e non ho fatto un film biografico, genere che odio. Il mio è il ritratto di una donna moderna che tenta di conciliare la famiglia, il marito e la carriera ma che finisce per rinunciare al cinema e inventarsi un altro ruolo e nel farlo soffre. Capisco il punto di vista dei figli, d'altronde è la loro madre e io non avevo nessuna intenzione di provocare. Tutto ciò che posso dire è che questo è il cinema".
Ricordiamo inoltre che la pellicola è stata anche al centro di una lunga diatriba fra lo stesso Dahan e il produttore americano riguardante la versione definitiva da proiettare sul grande schermo. Il delegato generale della kermesse, Thierry Frèmaux ha poi smorzato le polemiche affermando che sarà proiettato "nella sola versione che esiste, quella voluta dal regista”.
Alla luce di tutto ciò dunque, era tanta la curiosità di noi giornalisti pronti ad assistere a chissà quale pasticciaccio del regista; ma a fine proiezione abbiamo potuto costatare che probabilmente tante storiacce si sarebbero anche potute evitare, innanzitutto avallando l’ipotesi che Grace di Monaco di fatto non è assolutamente un biopic.
L’intento di Olivier Dahan, ovvero quello di focalizzarsi su un determinato momento della vita di Grace appare invece stimolante e ben riuscito.
Grace di Monaco è il racconto di una parentesi della sua vita, una parentesi dolorosa che ha portato alcuni tentennamenti e insicurezze nello stato d’animo della Kelly. In particolar modo la sceneggiatura si focalizza su quello che sarebbe potuto diventare per l’intera nazione francese un possibile ritorno sul grande schermo della moglie del principe di Monaco, e che inizia nel momento in cui Hitchcock le propone di interpretare Marnie. Inquietudine che Dahan trasmette non tanto con le battute, quanto con dei lunghissimi primi piani lasciando che a parlare siano i penetranti occhi di Nicole Kidman, in una superba ed elegante interpretazione di Grace.
Sbagliato definirlo anche il classico feuilleton principessa triste/vita di corte/marito ricco ma assente, come è sbagliato farsi traviare dai fatti storici che ruotano intorno al palazzo, e che sono in gran parte inventati.
Grace di Monaco è il respiro di una donna sospesa che vorrebbe dimostrare che il suo ruolo da attrice non andrebbe mai a prendere il sopravvento su quello di moglie e madre, una donna che deciderà di dare vita solo a quest’ultimo per amore sincero e non perché costretta.
Lo farà reinventandosi un ruolo in cui potrà comunque dare spazio alla sua personalità e alla sua vera essenza. Un ruolo in cui ancora oggi è amata e ricordata: ideatrice de Il ballo della Croce Rossa.
Giuseppina Genovese
Grace Kelly
Regia: Olivier Dahan
Sceneggiatura: Arash Amel
Cast: Nicole Kidman, Tim Roth, Frank Langella, Paz Vega
Distribuzione italiana: Lucky Red
Data di uscita: 15 maggio 2014
Secca la risposta del regista, che ha ripetuto le stesse parole anche durante la conferenza stampa:
"Non sono né giornalista né storico e non ho fatto un film biografico, genere che odio. Il mio è il ritratto di una donna moderna che tenta di conciliare la famiglia, il marito e la carriera ma che finisce per rinunciare al cinema e inventarsi un altro ruolo e nel farlo soffre. Capisco il punto di vista dei figli, d'altronde è la loro madre e io non avevo nessuna intenzione di provocare. Tutto ciò che posso dire è che questo è il cinema".
Ricordiamo inoltre che la pellicola è stata anche al centro di una lunga diatriba fra lo stesso Dahan e il produttore americano riguardante la versione definitiva da proiettare sul grande schermo. Il delegato generale della kermesse, Thierry Frèmaux ha poi smorzato le polemiche affermando che sarà proiettato "nella sola versione che esiste, quella voluta dal regista”.
Alla luce di tutto ciò dunque, era tanta la curiosità di noi giornalisti pronti ad assistere a chissà quale pasticciaccio del regista; ma a fine proiezione abbiamo potuto costatare che probabilmente tante storiacce si sarebbero anche potute evitare, innanzitutto avallando l’ipotesi che Grace di Monaco di fatto non è assolutamente un biopic.
L’intento di Olivier Dahan, ovvero quello di focalizzarsi su un determinato momento della vita di Grace appare invece stimolante e ben riuscito.
Grace di Monaco è il racconto di una parentesi della sua vita, una parentesi dolorosa che ha portato alcuni tentennamenti e insicurezze nello stato d’animo della Kelly. In particolar modo la sceneggiatura si focalizza su quello che sarebbe potuto diventare per l’intera nazione francese un possibile ritorno sul grande schermo della moglie del principe di Monaco, e che inizia nel momento in cui Hitchcock le propone di interpretare Marnie. Inquietudine che Dahan trasmette non tanto con le battute, quanto con dei lunghissimi primi piani lasciando che a parlare siano i penetranti occhi di Nicole Kidman, in una superba ed elegante interpretazione di Grace.
Sbagliato definirlo anche il classico feuilleton principessa triste/vita di corte/marito ricco ma assente, come è sbagliato farsi traviare dai fatti storici che ruotano intorno al palazzo, e che sono in gran parte inventati.
Grace di Monaco è il respiro di una donna sospesa che vorrebbe dimostrare che il suo ruolo da attrice non andrebbe mai a prendere il sopravvento su quello di moglie e madre, una donna che deciderà di dare vita solo a quest’ultimo per amore sincero e non perché costretta.
Lo farà reinventandosi un ruolo in cui potrà comunque dare spazio alla sua personalità e alla sua vera essenza. Un ruolo in cui ancora oggi è amata e ricordata: ideatrice de Il ballo della Croce Rossa.
Giuseppina Genovese
Grace Kelly
Regia: Olivier Dahan
Sceneggiatura: Arash Amel
Cast: Nicole Kidman, Tim Roth, Frank Langella, Paz Vega
Distribuzione italiana: Lucky Red
Data di uscita: 15 maggio 2014