Oldboy (2013) di Spike Lee

Premessa: chi scrive ha visto l’ Oldboy originale cui questo che mi accingo ora a recensire fa da “remake”, uscito nel 2003 per la regia di Park Chan-Wook, parte di una trilogia della vendetta, secondo episodio dopo Mr. Vendetta e prima di Lady Vendetta, ispirato dall’omonimo manga giapponese. È chiaro, quindi, che chi andrà a vedere il film (in uscita il prossimo 5 Dicembre in Italia) senza aver visto l’originale sicuramente ne verrà attratto e affascinato maggiormente di chi, inevitabilmente e magari in maniera più analitica, andrà al cinema convinto che l’originale di Wook difficilmente potrà essere superato da quelle qualità che lo rendono una piccola perla e, a parer mio, il miglior episodio della sua trilogia.

Detto ciò, l’ Oldboy di Spike Lee (Malcom X, La 25° ora) corrisponde esattamente alle aspettative dello spettatore dal momento che, come prevedibile, non riesce in alcun modo a superare o raggiungere l’originale. Reputo sia inutile aprire qui il discorso riguardo alla strana necessità in quel di Hollywood a produrre continuamente remake, ancor più quando nel caso specifico si tratta di un film uscito appena dieci anni fa, acclamato da pubblico e dalla critica (famosa la frase di Tarantino che, premiandolo al Festival di Cannes nel 2004, disse: “È il film che avrei voluto fare!”) e vincitore di numerosi premi.

Sorvolando su questo, il problema alla base della nuova pellicola del regista afroamericano è la continua ricerca di un clima e un ritmo in un film che, in sostanza, un ritmo non riesce ad avere. Che si mantenga in piedi grazie all’intensa interpretazione di Josh Brolin è fuor di dubbio, che gli elementi virtuosi della macchina da presa di Lee siano presenti è anch’esso fuor di dubbio ma il problema permane: il regista sembra temere il peso dell’inevitabile confronto con l’originale e nel riprendere lo stesso costrutto narrativo tenta di trovare una strada a metà tra la caratterizzazione grottesca dei personaggi tipica dell’originale e un impianto di dialoghi e situazioni che richiami più esplicitamente il cinema americano. Il problema è che in quest’impresa un equilibrio non si trova e il clima ossessivo, opprimente, devastante dell’originale sembra lontano mille miglia quasi a chiedersi, in alcuni momenti, se sia davvero la stessa storia quella raccontata.

E a salvarlo non sarà neanche il lungo piano sequenza action che viene costruito alla perfezione ma fuori tono se poi, proprio nel punto più alto della narrazione (il finale, l’incontro/scontro tra Joe Duchett – Brolin – e Adrian Pryce – Sharlto Copley) il ritmo si appiattisce e notiamo come persino il dialogo e l’interpretazione di Brolin tentino meramente di seguire l’ombra dell’originale senza però riuscirci.

Diversamente dal film di Wook potrebbe essere apprezzato o meno il tentativo di prendere un copione principalmente basato sul silenzio e sul dialogo e riadattarlo portando in primo piano l’immagine: la reinterpretazione della componente dei flashback, il mantenere sempre protagonista la componente visiva dello splatter: il problema è che ciò decade quando ci si accorge che la costruzione dell’originale in cui una serie di elementi della personalità del protagonista conducevano poi ad un finale lungo, glaciale, destabilizzante, indimenticabile qui cade in una serie di continui cliché e situazioni da “tipico film americano” che rischiano di assonnare il pubblico o, in alcuni casi, persino divertirlo.

Per il resto, in conclusione, il film rimane più che dimenticabile anche se il tentativo non dispiace e rimane sulla sufficienza oggettiva, di certo non tra i migliori del regista e dove gli attori escono comunque invitti. L’unico pregio indiscusso, come tutti i remake per regola, sarà quella di far recuperare l’originale a tutti coloro che (ignari) non hanno ancora visionato il vero Oldboy, quello (l’unico e solo) di Park Chan-Wook. E per quanto riguarda Spike Lee, per quanto cerchi una cerchia di pubblico ampia per rinforzare i botteghini dopo l’enorme flop di pubblico e critica dell’ultimo Miracolo a Sant’Anna, non credo abbia bisogno di tali confronti e di remake per far proseguire il suo cinema che si è sempre saputo distinguere e in cui risiedono grandi prove attoriali, una grande forza d’immagine e contenuti, in una filmografia contenente (almeno) 3 grandi pellicole. La parola, adesso, al pubblico. O meglio, ai botteghini.

Luca Arcidiacono








Oldboy 
(Id.)
Regia: Spike Lee
Cast: Josh Brolin, Elizabeth Olsen, Samuel L. Jackson
Produzione: USA 2013
Distribuzione: Universal
Genere: Drammatico/Thriller
Durata: 104 min.
Uscita: 05/11/2013
Voto: 3/5

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