Partito dal romanzo di Nicolai Lilin, Gabriele Salvatores adatta per il cinema la storia di due ragazzi, Kolima e Gagarin, che trascorrono buona parte della vita insieme. I due sono inseriti nel forte contesto siberiano, dove vige un rigoroso codice d’onore stabilito. Da giovanissimi vengono addestrati all’uso delle armi, ad uccidere, e al furto. Così crescono mentre tutto cambia intorno a loro (il muro di Berlino crolla) e i due, ormai ventenni, intraprendono diversi percorsi di vita.
In uscita il 28 febbraio in 350 copie, prodotto da Cattleya e Rai cinema, il film è stato comprato in tutta Europa, Canada e Stati Uniti. Educazione siberiana è forse il film più complesso che il regista porta sullo schermo, sia per le obiettive difficoltà di location (interamente girato in Lituania, a temperature proibitive) sia per la lavorazione totalmente innovativa. Queste difficoltà hanno contribuito a dare carattere e spessore a un film molto ben costruito. Gli sceneggiatori Rulli e Petraglia (La meglio gioventù) hanno cercato di incentrare il romanzo di Lilin sulla storia su Kolima e Gagarin. Contrariamente agli altri film di Salvatores (dove, come in Mediterraneo, le immagini hanno un ruolo primario) qui le immagini accompagnano i protagonisti, facendo parlare una storia forte e cruda. Imprescindibili le suggestioni etniche garantite dalla colonna sonora, curata da Mauro Pagani, che danno vigore a una pellicola girata a tinte forti. La narrazione è racchiusa in un arco temporale che va dal 1985 al 1995, in una regione nel sud della Russia dove vivono gli Urka siberiani, deportati da Stalin in Transnistria. Sono gli anni del crollo dell’Urss. Kolima e Gagarin si muovono in questo contesto storico. Salvatores li segue nella fase adolescenziale fino a quando, ventenni, sono pronti a sfidare il mondo attraverso le loro scelte. Il loro percorso di vita è seguito da nonno Kuzja (John Malkovich) che impartisce loro lezioni di vita e li addestra a diventare criminali onesti. Nella comunità degli Urka vige un rigido codice a cui attenersi con regole ferree: mai tenere i soldi in casa, rispettare anziani e disabili; si può rubare ai poliziotti e si possono usare le armi. Fin da piccoli i ragazzi imparano ad uccidere; la giornata nella comunità è scandita da rituali rigidi, il vento dall’Ovest porta a un incontro-scontro con la globalizzazione. Kolima (Arnas Fedaravicius) si inserisce docilmente nel clan e fa suo il codice d’onore di nonno Kuzja, trovando il suo senso della vita questa disciplina. Questo rispetto per le regole e l’educazione lo porteranno a distaccarsi da Gagarin (Vilius Tumalavicius), amico fraterno. Nella storia si inserirà Xenja (Eleanor Tomlinson), figlia del dottore del villaggio, giovane con un disagio mentale. Nel suo mondo infantile, Xenja proverà un grande amore per Kolima. Sarà questo a portare il ragazzo a vendicarla, usando la pistola, quando la ragazza sarà violentata. Le strade di Kolima e Gagarin si divideranno: infatti quest’ultimo non accetterà la rigida disciplina e cercherà il senso della vita nei soldi facili, totalmente attratto dal mondo nuovo. Centrali nella comunità e “vocabolario di significati” i tatuaggi, fatti a mano. Essi raccontano la vita, la storia personale e per i siberiani sono come un vestito con cui coprire il corpo. Salvatores però non si dilunga sulla loro importanza, quasi avesse paura di distogliere lo spettatore dalla storia.
Il film non vuole essere un manifesto politico, è un grande racconto inserito in un contesto storico dove due adolescenti crescono, e si adattano alla globalizzazione. Il romanzo di Linin (decisamente accattivante) lasciava presupporre qualcosa di più, ma Rulli e Petraglia sembrano dilungarsi in eccessive spiegazioni, togliendo pathos alla storia e dando un più compatto taglio televisivo. I due protagonisti Kolima e Gagarin, anche se molto bravi, non hanno spesso carattere, lo script è a volte piatto e non consente di dare un brivido allo spettatore. Unico momento di forte impatto è la scena della giostra, i ragazzi felici volano sulle note di una canzone occidentale. John Malkovich dà spessore a tutta la storia, è lui il testimone di un’era che sta scomparendo. Duro, pacato, incisivo, è un grande patriarca che con solennità impartisce ordini.
Questa nuova pellicola di Salvatores conferma il suo tocco per le grandi storie (a dispetto di poche immagini sognanti) e forse la durezza del film ci comunica un suo gelo siberiano.
Conferenza stampa affollatissima per il nuovo film in uscita di Salvatores, la pellicola è forse l’opera che a detta di Savatores più rischiosa che abbia mai realizzato. Il romanzo in parte riadattato è la storia di amicizia in un mondo “di criminali onesti”.
Educazione siberiana è un film totalmente diverso dai tuoi precedenti film, come mai hai deciso di rischiare?
Gabriele Salvatores: Io conoscevo il libro e ne ero affascinato, sono stato coinvolto subito e ho deciso di realizzarlo anche se era rischioso. Questo film è uno dei miei preferiti, Spero che il pubblico apprezzerà questa pellicola,
Domenica sera è la notte degli Oscar come mai non ci sono in concorso film italiani?
Gabriele Salvatores: Gli Oscar sono un premio dell’industria americana, Spesso film che non sono stati in nomination hanno avuto un grande successo e ho visto brutti film vincere la statuetta, non Mediterraneo.
Come mai non siete andati al festival di Berlino?
Gabriele Salvatores: Fin dall’inizio era stata ventilata una partecipazione al festival che poi non è andata in porto. La partecipazione a un festival non è essenziale per vendere un prodotto. Non bisogna sopravvalutare l’importanza di un festival.
Signor Malkovich, lei avuto grandi maestri?
John Malkovich: Si ho avuto nella mia vita dei grandi maestri ma ho imparato anche molto dai miei colleghi. Quest’estate ho diretto un gruppo di attori giovani in una piece teatrale in Francia e anche da loro ho imparato molto.
Signor Malkovich come ha costruito la figura di nonno Kuzjia?
John Malkovich: Io preparo quello che devo fare, tutto è nella scrittura, parto da questa e trovo il personaggio.
Nel film lei ha molti tatuaggi le è piaciuto?
John Malkovich: In questo film i tatuaggi sono importanti sono un po’ come abiti di scena. E’ stato molto lungo e faticoso realizzarli, ma ho avuto una bravissima truccatrice. I tatuaggi raccontano la vita del personaggio così come i costumi. Io sono molto attento e prudente nella scelta dei costumi, lavoro a stretto contatto con la costumista.
Quale precetto di nonno Kuzja ha amato di più?
John Malkovich: Se dovessi trasmettere un precetto sceglierei questo: “Nessuno può possedere più di quello che il cuore può amare”. Se lo mettessimo in pratica forse vivremmo meglio.
Tutto il suo libro è incentrato sulla transinistra, quanto è legato il clan dei siberiani alla transinistra?
Nicolai Lilin: Io credo che tutto ciò abbia poca importanza, non dobbiamo controllare quello che c’è nel libro e quello che troviamo nel film. Non è importante l’approccio storico, non ho fatto un lavoro di saggistica. Io racconto le storie umane di un gruppo di siberiani e la Russia del crollo. Il film è una revisione letteraria, è una storia universale. Mi è piaciuto come Salvatores abbia dato un umanità ai personaggi.
Gabriele ci racconti come è stato riadattare il romanzo?
Gabriele Salvatores: Il libro ha molti aneddoti e curiosità ma non si poteva mettere tutto. E’ un piacere lavorare su un libro ricco di emozioni. Alcuni personaggi sono stati ampliati come Gagarin, lo abbiamo reso coprotagonista e gli abbiamo dato un peso, lui è quello che vuole liberarsi dagli schemi della comunità e trovare denaro. Kolima invece che è il protagonista vuole trovare il senso per rimanere nella comunità.
Dove è stato venduto il film e i costi?
I produttori: Il film è stato venduto in tutta Europa, con la Francia ci sono trattative in corso, in Canada e negli USA. Il costo è di 9 milioni di euro.
Ti sei ispirato a C’era una volta in America?
Gabriele Salvatores: Amo molto Sergio Leone e lo considero un maestro. Amo il cinema che racconta le grandi storie. In Educazione siberiana mi interessava il mondo che si raccontava. Alcune scene sono state aggiunte come quella della giostra. Nei miei film io cerco di sperimentare e a volte cambio la forma.
Adele de Blasi
In uscita il 28 febbraio in 350 copie, prodotto da Cattleya e Rai cinema, il film è stato comprato in tutta Europa, Canada e Stati Uniti. Educazione siberiana è forse il film più complesso che il regista porta sullo schermo, sia per le obiettive difficoltà di location (interamente girato in Lituania, a temperature proibitive) sia per la lavorazione totalmente innovativa. Queste difficoltà hanno contribuito a dare carattere e spessore a un film molto ben costruito. Gli sceneggiatori Rulli e Petraglia (La meglio gioventù) hanno cercato di incentrare il romanzo di Lilin sulla storia su Kolima e Gagarin. Contrariamente agli altri film di Salvatores (dove, come in Mediterraneo, le immagini hanno un ruolo primario) qui le immagini accompagnano i protagonisti, facendo parlare una storia forte e cruda. Imprescindibili le suggestioni etniche garantite dalla colonna sonora, curata da Mauro Pagani, che danno vigore a una pellicola girata a tinte forti. La narrazione è racchiusa in un arco temporale che va dal 1985 al 1995, in una regione nel sud della Russia dove vivono gli Urka siberiani, deportati da Stalin in Transnistria. Sono gli anni del crollo dell’Urss. Kolima e Gagarin si muovono in questo contesto storico. Salvatores li segue nella fase adolescenziale fino a quando, ventenni, sono pronti a sfidare il mondo attraverso le loro scelte. Il loro percorso di vita è seguito da nonno Kuzja (John Malkovich) che impartisce loro lezioni di vita e li addestra a diventare criminali onesti. Nella comunità degli Urka vige un rigido codice a cui attenersi con regole ferree: mai tenere i soldi in casa, rispettare anziani e disabili; si può rubare ai poliziotti e si possono usare le armi. Fin da piccoli i ragazzi imparano ad uccidere; la giornata nella comunità è scandita da rituali rigidi, il vento dall’Ovest porta a un incontro-scontro con la globalizzazione. Kolima (Arnas Fedaravicius) si inserisce docilmente nel clan e fa suo il codice d’onore di nonno Kuzja, trovando il suo senso della vita questa disciplina. Questo rispetto per le regole e l’educazione lo porteranno a distaccarsi da Gagarin (Vilius Tumalavicius), amico fraterno. Nella storia si inserirà Xenja (Eleanor Tomlinson), figlia del dottore del villaggio, giovane con un disagio mentale. Nel suo mondo infantile, Xenja proverà un grande amore per Kolima. Sarà questo a portare il ragazzo a vendicarla, usando la pistola, quando la ragazza sarà violentata. Le strade di Kolima e Gagarin si divideranno: infatti quest’ultimo non accetterà la rigida disciplina e cercherà il senso della vita nei soldi facili, totalmente attratto dal mondo nuovo. Centrali nella comunità e “vocabolario di significati” i tatuaggi, fatti a mano. Essi raccontano la vita, la storia personale e per i siberiani sono come un vestito con cui coprire il corpo. Salvatores però non si dilunga sulla loro importanza, quasi avesse paura di distogliere lo spettatore dalla storia.
Il film non vuole essere un manifesto politico, è un grande racconto inserito in un contesto storico dove due adolescenti crescono, e si adattano alla globalizzazione. Il romanzo di Linin (decisamente accattivante) lasciava presupporre qualcosa di più, ma Rulli e Petraglia sembrano dilungarsi in eccessive spiegazioni, togliendo pathos alla storia e dando un più compatto taglio televisivo. I due protagonisti Kolima e Gagarin, anche se molto bravi, non hanno spesso carattere, lo script è a volte piatto e non consente di dare un brivido allo spettatore. Unico momento di forte impatto è la scena della giostra, i ragazzi felici volano sulle note di una canzone occidentale. John Malkovich dà spessore a tutta la storia, è lui il testimone di un’era che sta scomparendo. Duro, pacato, incisivo, è un grande patriarca che con solennità impartisce ordini.
Questa nuova pellicola di Salvatores conferma il suo tocco per le grandi storie (a dispetto di poche immagini sognanti) e forse la durezza del film ci comunica un suo gelo siberiano.
Conferenza stampa affollatissima per il nuovo film in uscita di Salvatores, la pellicola è forse l’opera che a detta di Savatores più rischiosa che abbia mai realizzato. Il romanzo in parte riadattato è la storia di amicizia in un mondo “di criminali onesti”.
Educazione siberiana è un film totalmente diverso dai tuoi precedenti film, come mai hai deciso di rischiare?
Gabriele Salvatores: Io conoscevo il libro e ne ero affascinato, sono stato coinvolto subito e ho deciso di realizzarlo anche se era rischioso. Questo film è uno dei miei preferiti, Spero che il pubblico apprezzerà questa pellicola,
Domenica sera è la notte degli Oscar come mai non ci sono in concorso film italiani?
Gabriele Salvatores: Gli Oscar sono un premio dell’industria americana, Spesso film che non sono stati in nomination hanno avuto un grande successo e ho visto brutti film vincere la statuetta, non Mediterraneo.
Come mai non siete andati al festival di Berlino?
Gabriele Salvatores: Fin dall’inizio era stata ventilata una partecipazione al festival che poi non è andata in porto. La partecipazione a un festival non è essenziale per vendere un prodotto. Non bisogna sopravvalutare l’importanza di un festival.
Signor Malkovich, lei avuto grandi maestri?
John Malkovich: Si ho avuto nella mia vita dei grandi maestri ma ho imparato anche molto dai miei colleghi. Quest’estate ho diretto un gruppo di attori giovani in una piece teatrale in Francia e anche da loro ho imparato molto.
Signor Malkovich come ha costruito la figura di nonno Kuzjia?
John Malkovich: Io preparo quello che devo fare, tutto è nella scrittura, parto da questa e trovo il personaggio.
Nel film lei ha molti tatuaggi le è piaciuto?
John Malkovich: In questo film i tatuaggi sono importanti sono un po’ come abiti di scena. E’ stato molto lungo e faticoso realizzarli, ma ho avuto una bravissima truccatrice. I tatuaggi raccontano la vita del personaggio così come i costumi. Io sono molto attento e prudente nella scelta dei costumi, lavoro a stretto contatto con la costumista.
Quale precetto di nonno Kuzja ha amato di più?
John Malkovich: Se dovessi trasmettere un precetto sceglierei questo: “Nessuno può possedere più di quello che il cuore può amare”. Se lo mettessimo in pratica forse vivremmo meglio.
Tutto il suo libro è incentrato sulla transinistra, quanto è legato il clan dei siberiani alla transinistra?
Nicolai Lilin: Io credo che tutto ciò abbia poca importanza, non dobbiamo controllare quello che c’è nel libro e quello che troviamo nel film. Non è importante l’approccio storico, non ho fatto un lavoro di saggistica. Io racconto le storie umane di un gruppo di siberiani e la Russia del crollo. Il film è una revisione letteraria, è una storia universale. Mi è piaciuto come Salvatores abbia dato un umanità ai personaggi.
Gabriele ci racconti come è stato riadattare il romanzo?
Gabriele Salvatores: Il libro ha molti aneddoti e curiosità ma non si poteva mettere tutto. E’ un piacere lavorare su un libro ricco di emozioni. Alcuni personaggi sono stati ampliati come Gagarin, lo abbiamo reso coprotagonista e gli abbiamo dato un peso, lui è quello che vuole liberarsi dagli schemi della comunità e trovare denaro. Kolima invece che è il protagonista vuole trovare il senso per rimanere nella comunità.
Dove è stato venduto il film e i costi?
I produttori: Il film è stato venduto in tutta Europa, con la Francia ci sono trattative in corso, in Canada e negli USA. Il costo è di 9 milioni di euro.
Ti sei ispirato a C’era una volta in America?
Gabriele Salvatores: Amo molto Sergio Leone e lo considero un maestro. Amo il cinema che racconta le grandi storie. In Educazione siberiana mi interessava il mondo che si raccontava. Alcune scene sono state aggiunte come quella della giostra. Nei miei film io cerco di sperimentare e a volte cambio la forma.
Adele de Blasi