Racconto breve
Luciano scende le scale di casa. Una Lancia Beta è parcheggiata davanti al suo cancello. La guarda, ha una linea slanciata, è elegante, ha un colore scuro . I raggi del sole colpiscono la lamiera facendola scintillare. Ormai è proprio sua. Un tempo credeva fermamente che non sarebbe riuscito mai a fare niente ed ora invece ha pure un auto. Oltre al lavoro. Si aggiusta la camicia e il maglioncino guardandosi allo specchietto retrovisore. E' proprio un bel ragazzo. Apre lo sportello dell'auto. Sale. Guarda i comandi belli, lucidi, mette in moto e parte. Si sente diverso. Certo guidare una propria auto è diverso da guidarne una di un amico o prestata da un parente.
Tutto sembra più facile, i nervi sono rilassati, i pulsanti e i cambi più facili da manovrare. Si sente più giovane e più potente, può scoprire altri orizzonti. Guarda il sole picchiare nella vetta di un monte, una casa colonica abbandonata: guarda la strada volare davanti a lui . Ad ogni curva gli uccelli sentono le ruote stridere. E' la corsa per la vittoria. Sì, è arrivato al traguardo, ha vinto lui. I sedili di velluto sono comode poltrone di piumino. Ora per lui esiste solo questa auto ed essa è la civiltà, il progresso. Quel diploma sudato è il progresso, la civiltà; quell'aspetto elegante è l'evoluzione.
Ma se Luciano fosse la società che mira al progresso, che ha una sua cultura, educazione e l'auto rappresentasse la violenza sulle donne, le torture, i regimi totalitari, la guerra; ebbene questa sarebbe civiltà? No! E allora perché ci affanniamo tanto a parlare di civiltà quando anche noi ci adoperiamo affinché non cambi niente!
Lisanna Parri
Luciano scende le scale di casa. Una Lancia Beta è parcheggiata davanti al suo cancello. La guarda, ha una linea slanciata, è elegante, ha un colore scuro . I raggi del sole colpiscono la lamiera facendola scintillare. Ormai è proprio sua. Un tempo credeva fermamente che non sarebbe riuscito mai a fare niente ed ora invece ha pure un auto. Oltre al lavoro. Si aggiusta la camicia e il maglioncino guardandosi allo specchietto retrovisore. E' proprio un bel ragazzo. Apre lo sportello dell'auto. Sale. Guarda i comandi belli, lucidi, mette in moto e parte. Si sente diverso. Certo guidare una propria auto è diverso da guidarne una di un amico o prestata da un parente.
Tutto sembra più facile, i nervi sono rilassati, i pulsanti e i cambi più facili da manovrare. Si sente più giovane e più potente, può scoprire altri orizzonti. Guarda il sole picchiare nella vetta di un monte, una casa colonica abbandonata: guarda la strada volare davanti a lui . Ad ogni curva gli uccelli sentono le ruote stridere. E' la corsa per la vittoria. Sì, è arrivato al traguardo, ha vinto lui. I sedili di velluto sono comode poltrone di piumino. Ora per lui esiste solo questa auto ed essa è la civiltà, il progresso. Quel diploma sudato è il progresso, la civiltà; quell'aspetto elegante è l'evoluzione.
Ma se Luciano fosse la società che mira al progresso, che ha una sua cultura, educazione e l'auto rappresentasse la violenza sulle donne, le torture, i regimi totalitari, la guerra; ebbene questa sarebbe civiltà? No! E allora perché ci affanniamo tanto a parlare di civiltà quando anche noi ci adoperiamo affinché non cambi niente!
Lisanna Parri
Contro la violenza sulle donne: