Giovedì 13 Dicembre torna sul grande schermo Antonio Albanese che, dopo un anno e mezzo, ha deciso di farsi in tre (letteralmente) per accompagnare sul grande schermo Cetto La Qualunque per il secondo episodio che narra le sue “gesta”: ancora per la regia di Giulio Manfredonia arriva Tutto tutto niente niente.
La storia riprende in un periodo subito successivo alle vicende di Qualunquemente. Il politico “disinvolto” Cetto La Qualunque va in carcere come il secessionista nordico Rodolfo Favaretto e lo “stupefacente” pugliese Frengo Stoppato. Tutti e tre verranno chiamati successivamente da Roma Capitale per affermare la propria politica al centro dell’azione in cambio di sostegno politico. Tutti e tre però, con i loro assurdi ideali, né combineranno di tutti i colori all’interno di un ritratto sociale e politico folle e grottesco.
Antonio Albanese, confermato ancora anche nella stesura del soggetto e della sceneggiatura insieme a Piero Guerrera, dopo il successo ottenuto con Qualunquemente e con il suo personaggio, già conosciuto sul piccolo schermo, decide di continuare ad approfondire discorsi e situazioni presentati nel primo episodio, con l’appoggio di Rai Cinema e della Fandango di Domenico Procacci. Stavolta pone l’accento non su situazioni e temi che riguardavano un passato ancora non troppo lontano (come nel primo episodio calabrese) ma su un futuro non troppo distante che pone sin da subito il pubblico in uno stato a limite tra un (accenno) di sorriso e l’orrore per maschere e situazioni presentate. I tre personaggi proposti dal comico hanno tre visioni politiche e umane diverse e obbiettivi lontani eppur orribili che, anche se a detta dell’attore non richiamano nessun personaggio o situazione attuale, sembrano ricordare tanto al pubblico politici e momenti più attuali che mai. Il tutto ovviamente condito da una coloratissima fotografia, un’abbondante messa in scena, bizzarri e grotteschi costumi ed una scia di attori volutamente “spinti” per mostrare l’orrido insito nei personaggi che presentano: dai tre Albanese si passa ad un nuovo e divertente Fabrizio Bentivoglio (quasi caricatura anche del sé stesso – attore), passando per una Lunetta Savino caricatura all’ennesima potenza della classica mamma del Sud. Il cast è ricco anche di personaggi secondari totalmente inutili alla trama, tra cui quelli interpretati da Vito e da Paolo Villaggio (pubblicizzata già da tempo la sua presenza, non dice una battuta e non ha quasi alcun motivo di esistere all’interno della pellicola). Al di là di ciò, il problema alla base del film è che in questo periodo di crisi politica, economica, sociale, questa “commedia dell’orrore” che sembra anticipare i tempi non fa ridere (quasi) per nulla. Se in Qualunquemente in un certo senso il pubblico si sentiva “protetto” nell’assistere a caricature di eventi assurdi perché appartenenti al passato e ad un potere politico appartenente più alla storia che al presente, in Tutto tutto niente niente si ha la certezza e quindi la paura di veder realizzate (se non in questo presente in un futuro prossimo) quelle situazioni. Di certo Antonio Albanese fa riflettere su alcune verità alimentate all’ennesima potenza anche se bisogna capire quello che il pubblico cerca andando al cinema. Detto ciò, le intenzioni di Albanese sono buone e questo tipo di comicità che ha la forza ed il coraggio di andare oltre la risata per mostrare ciò che in altri casi si tende a nascondere o filtrare è da lodare.
Luca Arcidiacono
Tutto tutto niente niente
Regia: Giulio Manfredonia
Cast: Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Lunetta Savino, Nicola Rignanese
Genere: Commedia
Produzione: Italia, 2012
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 13/12/2012
Voto: 2/5