L’isola, l'ultima fiction della Rai

Il ritmo di questa nuova serie tv è sostenutissimo, i generi eccessivamente contaminati, ma forse avrà il suo fascino e il suo perchè. Chissà che non sia una sorta di Lost all’italiana, dove tutto si perde e si ritrova: ma è ancora presto per decidere se si tratta di una metafora sull’esistenza o di altro: certo è qualcosa di insolito e coraggioso. Per ora, più di cinque milioni di ascolti alla prima puntata e alla seconda fanno pensare ad un prodotto ben costruito, ma con qualche perplessità.
Amore, poliziesco, mistero, thriller si intrecciano, lasciando comunque col fiato sospeso. Esplode la piattaforma di Luca (lo scienziato che studia un rimedio per dare acqua e metano a tutto il mondo, rispettando l’equilibrio ecologico), subito dopo il disastro aereo che ha impegnato la moglie Tara (capitana della Guardia Costiera) nella salvezza dei passeggeri.

Catastrofi attribuibili alle multinazionali ciniche e corrotte. Qui i buoni sono davvero buoni e i cattivi lo sono davvero troppo, o forse no, forse tanto quanto nella realtà. Dalle coste dell’Elba a quelle della Tunisia, in  location per lo più marine (e sottomarine) si consuma la lotta tra il Bene e il Male, degna di una narrazione vicina al fantasy e all’avventura. Insomma, una fiction che piace più agli amanti dell’azione che delle sfumature. Fantaecologica, si potrebbe definire. Il regista Alberto Negrin, però, non è uno sprovveduto: nella sua carriera ci sono Perlasca e Paolo Borsellino, Gino Bartali e Mi ricordo Anna Frank. Ritratti umani e psicologici di notevole spessore. Qui, invece, il vero protagonista è l’intreccio, a cui devono piegarsi i personaggi, in sequenze che si interrompono nel momento più alto della tensione. E la scena, dominata dai colpi di scena, riduce di tanto lo spazio delle caratterizzazioni e la credibilità dei dialoghi.

Insieme alle storie di Luca e Tara, nella prima puntata è iniziata quella di Adriano, costretto all’isolamento per un omicidio che non ha commesso. Il suo destino coinciderà con quello degli altri due e le vicende mescolano il personale, l’interpersonale, l’universale.  Diverse le motivazioni dei tre: Luca (che non muore nell’esplosione, ma perde la memoria) impegna tutto se stesso nella ricerca e la difende  da chi gliela vuole sottrarre per sporchi interessi individuali; Tara è sulle tracce del marito scomparso e, proteggendo lui, si impegna nella causa per il bene collettivo; Adriano vuole vendicare la madre scomparsa nell’incidente aereo, una madre che lo ha abbandonato da piccolo e che proprio il giorno prima della sua morte era tornata spinta da un amore mai sopito. Come abbia fatto a rintracciarlo in quel posto così sperduto, è un mistero.
Nella seconda puntata Adriano e Tara si frequentano più da vicino (s’innamoreranno?); lo spietatissimo capo di Energysealine, Leopold Amery (Andrea Giordana), si ravvedrà? Diventerà buono dopo l’incontro con Tara che ha salvato la vita a sua figlia? Oddio, fa pensare un po’ all’Innominato dopo l’incontro con Lucia, ma vabbè! E il suo sanguinario scagnozzo, Nikolai Kozak (Marcello Mazzarella), farà la fine che si merita?
Bravissimo Mazzarella a cui la televisione continua ad affidare ruoli secondari, di aiutante o di oppositore  (di recente, è stato il commissario un po’ scemotto in Nero Wolf), ma che volentieri vedremmo in una situazione da protagonista, meno maschera e più personaggio. Chi scrive, ha avuto il piacere di vederlo in un corto da lui realizzato e recitato, Mare nostro, venti minuti di umanità ed emozione intensa.

Gli attori non sono i soliti volti nuovi della tv. Le musiche niente di meno che di Ennio Morricone. I mezzi impiegati consistenti.  Insomma, ci sono le condizioni per un successo televisivo, con il limite di quell’agitazione continua a cui le fiction non ci hanno abituati. Aspettiamo le altre puntate  (ce ne saranno ancora altre dieci!) per vedere se la suspance delle vicende avrà la meglio sui dubbi delle prime due.

Margherita Fratantonio





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