Torna la scuola al cinema: a settembre con Il rosso e il blu e Monsieur Lazhar


Due film sulla scuola,  diversissimi tra loro: Il rosso e il blu di Giuseppe Piccioni (visto in anteprima) e Monsieur Lazhar del canadese Philippe Falardeau (nelle sale dal 31 agosto). Il primo ci restituisce la solita triste immagine  della scuola superiore italiana, fatta di demotivazione studentesca e di “disonorevole carriera” come dice il prof. Fiorito (Roberto Herlitzka) da parte dei docenti. Il secondo tocca con estrema delicatezza il dramma vissuto in una classe di undicenni, di fronte a un problema più grande di loro. Ma in una scuola che funziona, anche se gli adulti, in Canada come altrove, non sono in grado di gestire il dolore insieme ai bambini e tendono a rimuoverlo sbrigativamente. Debolezza di tutti, insegnanti compresi.

Eppure due storie così distanti, nel momento in cui entrano nelle pareti scolastiche,  non possono fare a meno di trovare temi che  le accomunano: l’empatia e l’umanità che si respirano, se pure tra mille difficoltà,  in tutte le realtà scolastiche. In fondo, Il rosso e il blu è tratto dal libro di Marco Lodoli che ha come sottotitolo: "Cuori ed errori della scuola italiana".
 E Cuore non è il titolo del libro che ha fatto piangere intere generazioni dal 1886? Snobbato poi negli ultimi decenni, quando si rifiutavano i facili sentimenti e la retorica del tempo che fu, da qualche anno è tornato di moda nelle aule; e così il maestro Peroboni e la Maestra Con La Penna Rossa, piccoli eroi quotidiani, tornano ad avere una loro visibilità (e credibilità) in un mondo che con troppo distacco svaluta la scuola e le figure che la abitano.
Nel film di Piccioni è il prof. Prezioso (Riccardo Scamarcio) quello che si appassiona alla vita dei suoi studenti e, soprattutto, alle vicende di una studentessa che vuole lasciare la scuola. La preside Giuliana (Margherita Buy) cerca di non farsi coinvolgere, ma senza successo, dal vuoto affettivo di un adolescente e invita il prof. Prezioso, proprio lei, ad evitare implicazioni emotive fuori dalle ore di lezione. 
Anche  La scuola di Daniele Luchetti (1995), ritratto divertito della scuola, con un sottofondo amaro, aveva al centro un professore che, se pure in crisi, credeva ancora nei suoi studenti e nella relazione con loro. Il suo problema era quello di non divertirsi più: niente, rispetto ai patimenti degli insegnanti  a venire.
Nel più recente La scuola è finita di Valerio Jalongo (2010), la visione della scuola è davvero sconfortante. Solo due docenti si fanno carico dei problemi di Alex, uno studente difficile, e verranno puniti per aver oltrepassato quei benedetti limiti imposti dalla fatica del quotidiano. Valerio Jalongo è docente, oltre che regista, e nel suo film, in quella scuola buia fin dalle prime inquadrature, ha raccontato un vissuto, forse personale, ma sicuramente collettivo, molto più credibile delle commedie scolastiche viste finora. Chissà perché, in Italia, quando si parla di scuola, invece, bisogna per forza  riderne, altrimenti non vale. Persino il film La classe di Cantet ha avuto da noi una traduzione del titolo riduttiva e leggera: Entres le murs, era quello originale, perché si voleva proprio rendere la claustrofobia e la mancanza di respiro di quella scuola periferica e chiusa, nonostante la frequentazione multietnica. L’opera di Cantet in Italia è stata non a caso una delusione per il successo di pubblico e quella di Jalongo (un film molto intenso e realistico) è stata più apprezzata dalla critica e all’estero che non nelle nostre sale, a giudicare dalla rapidità con cui è scomparsa.
Chissà quali saranno le sorti de Il rosso e il blu, che si rifà ai risaputi cliché sulla scuola, riprodotti anche nelle fiction, e nella letteratura, di cui, diciamolo, ci siamo abbondantemente stufati. Ma il libro di Marco Lodoli varrà la pena leggerlo, per l’ironia e la verità di cui la sua penna è sempre stata generosa, finora. Nel film il professore cinico è troppo cinico, quello fascinoso troppo fascinoso e la preside indecisa troppo indecisa: maschere, che proprio per questo sono anche divertenti, ma sulla scuola oramai, davvero c’è poco da scherzare.

Compare  un messaggio comune però in tutte le pellicole scolastiche dell’ultimo ventennio: per poter sopravvivere a scuola, bisogna crederci. A volte  non basta, come succede a Bachir Lazhar, o ai protagonisti del film di Jalongo: Daria (Valeria Golino) e il marito Aldo (Vincenzo Amato). Per questa coppia soprattutto, le piccinerie, le miserie e la logica ferrea di un sistema (che sopravvive solo negando le sfumature e i bisogni autentici di chi ci vive) hanno la meglio. I  moderni maestri maestri Perboni –dediti come lui agli alunni, ma quanto più fragili! –sono alla fine dei vinti per averci creduto troppo.
È il confine tra crederci e crederci troppo  la differenza  tra la normalità e l’eroismo scolastico, del quale c’è bisogno come modello per andare avanti. Perché se è sfortunato il popolo che ha bisogno di eroi, quello scolastico ne è particolarmente affamato.  Salutiamo allora con simpatia le pellicole scolastiche (anche se Il rosso e il blu ci ha parecchio deluso dal punto di vista narrativo e cinematografico), per quel filo di speranza che rimane: quel volerci dire che finché c’è in classe una buona relazione educativa,  la scuola non può mai finire  del tutto.
Consigli di visione, infine: Il rosso e il blu, solo per sorridere un po’, La scuola è finita da recuperare in DVD, Monsieur Lazhar, assolutamente da non perdere al cinema.

Margherita Fratantonio








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