
Accompagnato da 2 musicisti ex Utsamò (Ezio Bonicelli al violino e alla chitarra elettrica, e Luca Antonio Rossi al basso) sciorina tutto il repertorio riarrangiato di Cccp-Fedeli alla Linea, Consorzio suonatori indipendenti e Per grazia ricevuta. Ferretti rievoca la sua prima volta ad Arezzo, al Palazzetto delle Caselle, quando il promoter Mauro Valenti gli chiese tre pezzi che lui però non volle suonare. Fu, infatti, una performance teatrale che ricevette pure qualche fischio dal pubblico. E Ferretti ricorda la frase di risposta di allora:” Arezzo mi apprezzo del tuo disprezzo”. Oggi Ferretti è in gran forma, carismatico ed empatico com’è suo solito, questo giovane sessantenne reggiano, uno dei padri della musica alternativa in Italia. Da M’importa ‘na sega a Radio Kabul, da Cadono di vertigine a Mi ami, da Depressione caspica ad Amandoti, le sonorità punk e new wave rinascono in un’ambientazione onirica che manda in estasi i 500 presenti. Il pubblico balla e “poga” come ai bei tempi, vecchi attempati e giovani con la cresta che all’epoca dei Cccp e del “punk filosovietico” non erano ancora nati. E Ferretti dà il meglio di sé, sembra di colpo essere ritornati trent’anni prima, agli anni Ottanta, quando Ferretti, Massimo Zamboni, Giorgio Canali deliziavano gli appassionati con ritmi neopunk e sonorità sperimentali. Si va avanti fino alle 8.45 dopo una sfilza di bis. Perché Giovanni Ferretti doveva averci preso gusto. E con lui i 500 spettatori, entusiasti per essersi goduti uno spettacolo d’altri tempi.
Silvio Messinetti
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