
I confini temporali sono i primi dieci anni del millennio. Il limite dello spazio: solo cinema italiano. “Il suo oggetto è l’immaginario generato, contenuto e nutrito dal e nel cinema italiano del primo decennio del nuovo millennio” (Gianni Canova).
La scelta è di stare sul nostro contemporaneo, per individuare modelli, temi ricorrenti, qualche originalità. Pochi giudizi critici, perché non si vuole compilare una graduatoria qualitativa, ma fotografare una realtà, anche se l’obiettivo e l’angolatura sono, si sa, sempre di parte. Insomma, un serio lavoro non di pura compilazione, condotto da una decina di giovani ricercatori; ciascuno di loro ha visionato quattrocento film, in modo che la stessa pellicola sia stata analizzata dieci volte da punti di vista differenti. Coordinatori di tutto il lavoro: Gianni Canova e Luisella Farinotti. Finanziatori: la Libera Università IULM e la Fondazione Cariplo.
Il quadro sul cinema italiano dell’ultimo decennio non è molto incoraggiante: “Dominano le immagini-souvenir più che le immagini-memoria, come una traccia estenuata, capace di dire il mondo solo in forza della sua riaffermazione” (Luisella Farinotti).
In effetti, nella prima parte, che tratta i luoghi, si osservano spazi quasi mai mimetici, psicologici o simbolici. Bensì, superficialmente, “semplici scenografie, geometrie pulite, immobili, schiacciate dall’ossessiva presenza del personaggio e perlopiù utilizzate come puro sfondo” (e proprio Spazio mancato è il titolo del paragrafo a pag. 129).
La seconda parte parla di età e identità (sociale sessuale lavorativa). Il cinema recente ci ha mostrato molto di rado gli anziani, a dimostrare quanto poco contino anche nella vita. L’infanzia è spesso negata, violentata, adultizzata; l’adolescenza, una condizione perenne che si protrae oltre i trent’anni, mentre l’età adulta le si confonde. L’adolescenza viene raccontata anche come disagio, in storie di periferia romana e torinese, o ambientate in sud imprecisati. Ma, ad annullare il contributo riflessivo sull’età più delicata, ci hanno pensato i teen movies, cinepanettoni per giovanissimi, che sposano tutti i valori dei Parioli, rinunciando alle differenze. Quelle che Silvio Muccino aveva spiegato, molto didascalicamente, in Come te nessuno mai. Per non parlare della scuola, luogo di banalità per eccellenza, molto vicino alle fiction televisive, o ai modelli pupa e secchione, o pupo e secchiona (per parità di genere). Professori bacchettoni poi che imparano dagli studenti e non viceversa.
La terza parte è dedicata ai gesti, alla lingua, alle performance attoriali. Ma la gestualità è spesso appiattita, la lingua slavata, i dialetti troppo frequentemente segno di chiusura ed isolamento, poche volte di orgogliosa differenza o ricchezza culturale.
Insomma, un cinema che, se pure ci ha regalato ottime prove di scrittura, regia, ed interpretazione, resta oltre modo stereotipato. “Il cinema è diventato sempre meno un luogo di riconoscimento e d’identità, ma anche sempre meno capace d’interpretare una realtà che, del resto, stentiamo a riconoscere” (Luisella Farinotti).
Margherita Fratantonio
Atlante del cinema italiano
Curatori: Gianni Canova, Luisella Farinotti
Casa editrice: Garzanti
Pagine: 432
Prezzo: 23,80 €