Un Jim Belushi in forma smagliante ha aperto la kermesse del Roma Fiction Fest presso l’Auditorium Parco della Musica. L’attore ha parlato dei suoi esordi e dell’amore per l’Italia ricordando, in particolare, due grandi nomi legati al cinema nostrano: Dino De Laurentiis e Federico Fellini. “Dino! I love Dino! Ero presente quando gli consegnarono il Producers Guild Award. Fu molto gentile con me. Invitò per il mio compleanno Federico Fellini, conservo ancora una piccolissima foto. Quell’incontro per me fu un sogno” spiega Belushi.
Jim si avvicina alla recitazione ai tempi della scuola. Lo scopo principale era quello di conoscere le ragazze: “Al corso di teatro ce n’erano ventuno, nel coro addirittura quaranta. Quando giocavo a football nel ruolo di mediano non facevo breccia nel cuore di nessuna compagna che preferiva uscire con i quarterback”.
Da un desiderio prettamente “ormonale” nasce, con il tempo, una vera passione per il palcoscenico che gli trasmette adrenalina pura. “Le prime esperienze sono state fantastiche. Ho voluto continuare quella magia nel cinema ed in tv. La mia generazione è stata fortunata. Ho incontrato nel mio percorso colleghi straordinari che sono diventati grandi amici come Dan Aykroyd che, con il mio compianto fratello John, aveva creato un duo inossidabile. Devo molto al grande schermo anche se è paragonabile ad un rasoio: bisogna fare attenzione a non tagliarsi. Lo show business può essere deleterio per un attore. Quello che ho imparato negli anni è la necessità di rimanere legati al copione, studiare, crederci”.
Per quanto riguarda la tv attualmente sta preparando un progetto sul rapporto padre-figlia ma è La vita secondo Jim la sua sitcom di maggior successo: "Per me è stata un’esperienza a tutto campo da consulente alla sceneggiatura, regista e autore della colonna sonora." Riguardo all’aspetto musicale racconta di come il blues è entrato prepotentemente nella sua esistenza dopo un periodo difficile: "Nel 1994 divorziai per la seconda volta ed ero stanco e provato. La musica ha cambiato il mio modo di vedere la vita. Il blues mi ha dato una grande energia spirituale." Da ormai quasi vent’anni è iniziata una stretta collaborazione con la House of Blues di Akroyd, al secolo Elwood: “Dan ha una grande forza messianica e porta avanti il nome dei gloriosi Blues Brothers. Attraverso una mirata opera di convincimento ha fatto entrare anche me, con lo pseudonimo di Brother Zee, nella band che nel tempo è diventata una grande famiglia”.
Come un grande mattatore Jim, subito dopo, ha deliziato il pubblico della Sala Sinopoli con un pezzo per armonica. Al termine della sua formidabile esibizione si è rattristato per un momento ricordando la figura del padre, Adam Anastos Belushi, scomparso da poco.
Spiega Belushi: “Papà abbandonò Qytezë, la cittadina dove era cresciuto, nel 1934 all'età di sedici anni. Partendo da semplice commesso dopo 21 anni a Chicago aprì due ristoranti”. Il legame con il figlio minore Jim era molto forte come profondo l’amore per la terra d’origine. Per ossequiare la figura del padre, due anni fa l’attore statunitense ha rivisitato i luoghi dei suoi avi ed è stato insignito dell’ ”Onore della nazione” il più alto riconoscimento albanese. La testimonianza di tale affetto è stata rafforzata anche da uno spot in cui l’attore si aggira fra i paesaggi del paese dalle due aquile.
A conclusione dell’incontro, Jim ha ricordato le sue esperienze in Italia recitando nel film di Francesco Rosi Dimenticare Palermo e del suo primo incontro avvenuto con la nostra terra nel lontano 1986 per una promotion con Paolo Ferrari. Jim ha sintetizzato il suo amore per Roma dove ha numerosi ricordi personali come l’ultima luna di miele con una frase in slang: "Roma is my Homa", Roma è la mia casa.
Stefano Paoletti
Jim si avvicina alla recitazione ai tempi della scuola. Lo scopo principale era quello di conoscere le ragazze: “Al corso di teatro ce n’erano ventuno, nel coro addirittura quaranta. Quando giocavo a football nel ruolo di mediano non facevo breccia nel cuore di nessuna compagna che preferiva uscire con i quarterback”.
Da un desiderio prettamente “ormonale” nasce, con il tempo, una vera passione per il palcoscenico che gli trasmette adrenalina pura. “Le prime esperienze sono state fantastiche. Ho voluto continuare quella magia nel cinema ed in tv. La mia generazione è stata fortunata. Ho incontrato nel mio percorso colleghi straordinari che sono diventati grandi amici come Dan Aykroyd che, con il mio compianto fratello John, aveva creato un duo inossidabile. Devo molto al grande schermo anche se è paragonabile ad un rasoio: bisogna fare attenzione a non tagliarsi. Lo show business può essere deleterio per un attore. Quello che ho imparato negli anni è la necessità di rimanere legati al copione, studiare, crederci”.
Per quanto riguarda la tv attualmente sta preparando un progetto sul rapporto padre-figlia ma è La vita secondo Jim la sua sitcom di maggior successo: "Per me è stata un’esperienza a tutto campo da consulente alla sceneggiatura, regista e autore della colonna sonora." Riguardo all’aspetto musicale racconta di come il blues è entrato prepotentemente nella sua esistenza dopo un periodo difficile: "Nel 1994 divorziai per la seconda volta ed ero stanco e provato. La musica ha cambiato il mio modo di vedere la vita. Il blues mi ha dato una grande energia spirituale." Da ormai quasi vent’anni è iniziata una stretta collaborazione con la House of Blues di Akroyd, al secolo Elwood: “Dan ha una grande forza messianica e porta avanti il nome dei gloriosi Blues Brothers. Attraverso una mirata opera di convincimento ha fatto entrare anche me, con lo pseudonimo di Brother Zee, nella band che nel tempo è diventata una grande famiglia”.
Come un grande mattatore Jim, subito dopo, ha deliziato il pubblico della Sala Sinopoli con un pezzo per armonica. Al termine della sua formidabile esibizione si è rattristato per un momento ricordando la figura del padre, Adam Anastos Belushi, scomparso da poco.
Spiega Belushi: “Papà abbandonò Qytezë, la cittadina dove era cresciuto, nel 1934 all'età di sedici anni. Partendo da semplice commesso dopo 21 anni a Chicago aprì due ristoranti”. Il legame con il figlio minore Jim era molto forte come profondo l’amore per la terra d’origine. Per ossequiare la figura del padre, due anni fa l’attore statunitense ha rivisitato i luoghi dei suoi avi ed è stato insignito dell’ ”Onore della nazione” il più alto riconoscimento albanese. La testimonianza di tale affetto è stata rafforzata anche da uno spot in cui l’attore si aggira fra i paesaggi del paese dalle due aquile.
A conclusione dell’incontro, Jim ha ricordato le sue esperienze in Italia recitando nel film di Francesco Rosi Dimenticare Palermo e del suo primo incontro avvenuto con la nostra terra nel lontano 1986 per una promotion con Paolo Ferrari. Jim ha sintetizzato il suo amore per Roma dove ha numerosi ricordi personali come l’ultima luna di miele con una frase in slang: "Roma is my Homa", Roma è la mia casa.
Stefano Paoletti