Rafi Pitts è un regista molto apprezzato in tutto il mondo per i suoi lavori, per i quali ha ricevuto premi in diversi festival. Il suo film d’esordio Season Five (1997), presentato al Festival di Venezia, ha ricevuto un largo consenso. In The Hunter si racconta la storia di Alì che, uscito di prigione, fa il guardiano notturno e vorrebbe cambiare turno per poter stare di più con la sua famiglia. L’uomo cerca di utilizzare tutto il tempo che ha a disposizione per trascorrerlo con la moglie Sara e la figlia di sei anni. Il suo hobby è la caccia, che pratica nella foresta a nord della città. Durante una manifestazione Sara viene uccisa accidentalmente nel fuoco incrociato tra polizia e manifestanti e di lei non si ha più traccia. Alì si mette alla ricerca disperata della bambina, ma tutto sembra essere inutile, esasperato si apposta come un cacciatore in cerca della sua preda, in cima alla collina che dà sull’autostrada e uccide due poliziotti.
L’intento del regista è stato quello di lasciare lo spettatore libero di interpretare ciò che gli passa davanti agli occhi, mantenendo aperte varie chiavi di lettura. Non si conosce il motivo per cui Alì è stato in prigione e a ben guardare non si può affermare con certezza chi sia il cacciatore e chi la preda in quella che è una caccia all’uomo, in cui i ruoli si scambiano e perdono nitidezza.
Il regista e sceneggiatore mostra quanto la società può spingere un individuo all’esasperazione, portandolo a diventare “una bomba ad orologeria” - spiega Pitts – che alla più piccola pressione può esplodere. Il protagonista è circondato da situazioni che lo portano a perdere il controllo e a desiderare solo la vendetta. Non gli viene dato il lavoro diurno perché è stato in prigione e la società lo rigetta. Alla stazione di polizia lo lasciano aspettare ore interminabili solo per sapere cosa è successo alla moglie e alla bambina, e quando finalmente viene ricevuto gli vengono poste una sfilza di domande personali come se fosse lui a dover essere indagato. Negli uffici pubblici a cui si rivolge nessuno sa dare informazioni e la gente per strada nemmeno guarda la foto della figlia. In più l’ambiente urbano in cui vive, fatto di cemento e autostrade, non l’aiuta. Tutto rema contro l’individuo alienato dal mondo.
Il regista descrive la Tehran di oggi, fatta di una rete autostradale che porta le persone da casa a lavoro e viceversa, le quali passano ore per andare da un posto all’altro. La rete autostradale diventa protagonista del film con Alì: numerose sono le scene in cui la macchina da presa è insieme al protagonista lungo i suoi percorsi, dando la sensazione che l'uomo vive più in auto che a casa, a lavoro o a caccia. Rafi Pitts vuole sottolineare quanto tempo l’uomo moderno perde dietro a situazioni futili, che gli fanno dimenticare i valori fondamentali. Così l’individuo incorre in una serie di tempi morti, che lo portano ad innervosirsi e, quando questo è portato agli estremi, a esplodere nel peggiore dei modi, come accade ad Alì, facendo del male a se stesso e agli altri.
In questo film intimista, raccontato sottovoce, i personaggi descritti vengono fuori. Alì non parla tanto, è il suo volto a farlo, infatti nei confronti dell’autorità mantiene una certa ritrosia e un basso profilo.
The Hunter è dedicato allo scrittore e intellettuale politico iraniano Bozorg Alavi e si ispira al suo racconto Gileh Mard (L’uomo di Gilan, 1952). Le sensazioni suscitate dal testo hanno portato Pitts a pensare al film, che è una chiara descrizione della società moderna che spinge a fermarsi e riflettere.
Francesca Caruso
The Hunter – Il Cacciatore
Shekarchi
Regia: Rafi Pitts
Sceneggiatura: Rafi Pitts
Cast: Rafi Pitts, Mitra Hajjar, Alì Nicksaulat, Hassan Ghalenoi, Manoochehr Rahimi
Produzione: Iran, Germania 2010
Durata: 92 min.
Distribuzione: Fandango
Uscita in sala: 17-06-2011
L’intento del regista è stato quello di lasciare lo spettatore libero di interpretare ciò che gli passa davanti agli occhi, mantenendo aperte varie chiavi di lettura. Non si conosce il motivo per cui Alì è stato in prigione e a ben guardare non si può affermare con certezza chi sia il cacciatore e chi la preda in quella che è una caccia all’uomo, in cui i ruoli si scambiano e perdono nitidezza.
Il regista e sceneggiatore mostra quanto la società può spingere un individuo all’esasperazione, portandolo a diventare “una bomba ad orologeria” - spiega Pitts – che alla più piccola pressione può esplodere. Il protagonista è circondato da situazioni che lo portano a perdere il controllo e a desiderare solo la vendetta. Non gli viene dato il lavoro diurno perché è stato in prigione e la società lo rigetta. Alla stazione di polizia lo lasciano aspettare ore interminabili solo per sapere cosa è successo alla moglie e alla bambina, e quando finalmente viene ricevuto gli vengono poste una sfilza di domande personali come se fosse lui a dover essere indagato. Negli uffici pubblici a cui si rivolge nessuno sa dare informazioni e la gente per strada nemmeno guarda la foto della figlia. In più l’ambiente urbano in cui vive, fatto di cemento e autostrade, non l’aiuta. Tutto rema contro l’individuo alienato dal mondo.
Il regista descrive la Tehran di oggi, fatta di una rete autostradale che porta le persone da casa a lavoro e viceversa, le quali passano ore per andare da un posto all’altro. La rete autostradale diventa protagonista del film con Alì: numerose sono le scene in cui la macchina da presa è insieme al protagonista lungo i suoi percorsi, dando la sensazione che l'uomo vive più in auto che a casa, a lavoro o a caccia. Rafi Pitts vuole sottolineare quanto tempo l’uomo moderno perde dietro a situazioni futili, che gli fanno dimenticare i valori fondamentali. Così l’individuo incorre in una serie di tempi morti, che lo portano ad innervosirsi e, quando questo è portato agli estremi, a esplodere nel peggiore dei modi, come accade ad Alì, facendo del male a se stesso e agli altri.
In questo film intimista, raccontato sottovoce, i personaggi descritti vengono fuori. Alì non parla tanto, è il suo volto a farlo, infatti nei confronti dell’autorità mantiene una certa ritrosia e un basso profilo.
The Hunter è dedicato allo scrittore e intellettuale politico iraniano Bozorg Alavi e si ispira al suo racconto Gileh Mard (L’uomo di Gilan, 1952). Le sensazioni suscitate dal testo hanno portato Pitts a pensare al film, che è una chiara descrizione della società moderna che spinge a fermarsi e riflettere.
Francesca Caruso
The Hunter – Il Cacciatore
Shekarchi
Regia: Rafi Pitts
Sceneggiatura: Rafi Pitts
Cast: Rafi Pitts, Mitra Hajjar, Alì Nicksaulat, Hassan Ghalenoi, Manoochehr Rahimi
Produzione: Iran, Germania 2010
Durata: 92 min.
Distribuzione: Fandango
Uscita in sala: 17-06-2011