Clara è una splendida donna brasiliana che vive sul lungomare di Recife in un piccolo edificio della prima metà del secolo scorso che porta il suggestivo nome di Aquarius. Dove oramai abita solo lei. Dove da sempre ha attraversato tutte le gioie e i dolori della sua vita, a partire dal cancro che non le ha tolto l’amore del marito ma un seno, che però non ha mai sostituito con una protesi, simbolo di lei e dell’atmosfera stessa del film, che fa dell’autenticità, del vintage, del passato un valore. Dove i ricordi dei suoi cari, a partire da una zia favolosa, si annidano tra i mobili di una casa amatissima, personale, vissuta, non anonima e fredda come le costruzioni moderne, da cui, dato che è sua a pieno titolo, vuole andarsene solo da morta. Degli speculatori però hanno fatto razzia di appartamenti per far diventare il palazzetto un’unità abitativa di estremo lusso, con la tracotanza di chi crede di poter comprare tutto e chiunque. Ma Clara, Dona Clara, interpretata da colei che è stata una straordinaria Dona Flor, è una celebre e bravissima critica musicale – e la musica ha un ruolo fondamentale nel film, specie nella ricostruzione del mood degli anni Ottanta, come nello splendido prologo – con una libreria piena zeppa di vinili, e non è in vendita. Non cede. Resiste. Rivendica il suo inalienabile diritto a vivere libera, anche sessualmente, come vuole, nel suo spazio, in un paese che grida vendetta a Dio per le contraddizioni che lo caratterizzano. Comincia pertanto tra lei e i suoi aguzzini una guerra senza esclusione di colpi, che è la parte centrale, ma per paradosso quella che suona di troppo, come un piano in più in una palazzina perfetta la cui struttura viene così al tempo stesso appesantita e indebolita, del film di grande riuscita umana e morale per il suo essere manifesto politico di autoaffermazione, talmente potente che pare proprio una ripicca del nuovo governo brasiliano il non averlo candidato come miglior film straniero agli Oscar, diviso in tre capitoli, in sala dal 15 dicembre, passato da Cannes. Curato ma lungo e sbilanciato, ha il suo massimo pregio nell’interpretazione a dir poco eccezionale di Sonia Braga. Difficile credere che colei che ha vinto il Prix d'interprétation féminine sia stata più brava sia della Huppert che soprattutto di lei.
Erminio Fischetti
Aquarius
Regia: Kleber Mendonça Filho
Interpreti: Sonia Braga, Zoraide Coleto, Irandhir Santos, Humberto Carrao
Produzione: Brasile-Francia, 2016
Durata: 140’
Distribuzione: Teodora, 15 dicembre 2016
Voto: 4/5