Sualzo al tavolo da disegno, testi di Silvia Vecchini. Parole e cose, e un viaggio attraverso il segno, le stagioni e tutte le cose semplicemente vive, sul ciglio dei linguaggi differenti che si danno appuntamento, curiosi d’incontrarsi. Aria in faccia e il pedale che spinge in avanti i pensieri. Dentro fuori, nell’interscambio, sul pelo dell’acqua, dell’aria, dell’orizzonte. In punta di matita. Ogni tavola, una poesia. Come ali di farfalla, polvere sottile, granelli di zucchero e sale. Come di malinconia, di vuoto, incertezza. Della quotidianità ritrovata. Quella che perdi il sonno e ci dormi scomodo, delle scadenze, degli incontri, delle paure. L’aperta campagna dei sentimenti inespressi, del tempo fatto male, delle occasioni smarrite, a camminare la strada affollata di un passato che non ci sente e che non lo riconosci più. Sbuffi di fiato d’inverno, occhi negli occhi, marmocchi aggrappati. Di rosespine e incarnati delicati, di fedeltà d’uomo e d’animale. Lana e cotone, viaggi senza cintura, salotti di libri e pensieri, una mensola in bagno. Freddocaldo alla finestra, mani strette, unghie che saltano, grattacapi e cieli immensi. Di occhiali sfilati, caffè bollenti e cesoie a spuntare l’autunno della morte e dell’impasse creativa.
Nell’oceano mare delle tavole animate e profondissime, una grafic poetry emotiva di segni e disegni (di)versi, interno anima crepuscolare, codici incrociati e motivi di sinestesie limpide e impalpabili che ne suggeriscono la disposizione gentile e minimale, con il piumaggio leggero dei pastelli e delle parole, l’oscurità dell’anima appena illuminata, le paure dentro, estratte pianissimo. Movimenti acquatici di taglio, espansione, scavalcamento. Primissimi piani. Adagi lattei, buio d’un tratto, l’ustione di un errore. A pulire. A scalare grigi, marroni, celesti. Maree di sogni con i tentacoli sotto il letto, tempo che passa in verticale, tacche sul muro.
Alle piccole grandi cose indispensabili e necessarie. A tutto il non detto e il non fatto. Al balsamo dell’amore, che tutto si fa più chiaro in due. A chi ha dentro una storia che inizia. Al getto potabile della poesia. Disegnata, inseguita, compressa, attraversata. A nonna Iolanda e alle donne sopravvissute, occhi spalancati e mani grandi, all’abisso del dolore. Parole e immagini si danno la mano e scendono migliaia di scale. Acqua e neve, ossa nelle ossa, testa alta e controvento, baci all’improvviso. Genuina di sole e d’azzurro, l’anima del poeta ancora si meraviglia e il fumettista fa l’incantesimo, sorprendendo suggestioni. Bloccate, solo per noi, nel tempo che vogliamo. E allora torniamo vicini. Tentiamo l’ingrandimento. Non arrendiamoci, bussiamo a quella porta. Non facciamoci dimenticare e non dimentichiamoci. La felicità, in fondo, è una piccola cosa.
Erika Di Giulio
Disegni Diversi
Autori: Silvia Vecchini-Sualzo
Casa Editrice: ‘round midnight edizioni, 2016
Pagine: 64
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