In & Out al settimo festival romano

Il cecchino di Michele Placido

Michele Placido regista di action e di genere sbarca al Festival Internazionale del Film di Roma con Il cecchino, un  film totalmente girato in Francia. Il commissario Mattei cerca di arrestare una banda di rapinatori che hanno assaltato una banca, un cecchino su un tetto colpisce a morte diversi polizotti per rendere possibile la fuga dei complici. Uno dei rapinatori è ferito in modo grave e viene portato da un medico corrotto che lo opera.  La spartizione del bottino è rimandata, il commissario Mattei organizza una grande caccia all’uomo, priorità la cattura del cecchino.  L’avventura francese nasce sulla scia di Romanzo criminale ,un film che avuto grossi consensi in Francia. Il  film è ambientato nelle strade di Parigi e nella campagna francese grigia, fredda, dai colori autunnali.
Tutto è abbastanza caotico, la trama non convince a pieno, ci sono diverse lacune, la tensione è decisamente altalenante, ma mentre in Romanzo criminale c’era uno script eccellente qui è tutto molto semplicistico.  Gli sceneggiatori Denis Brusseaux e Cèdric Melon non dimostrano di essere all’altezza del ruolo a loro assegnato. Il cecchino interpretato dal bravissimo Mathieu Kassovitz, non da grossi brividi o sorprese, aderisce infatti totalmente al personaggio e tutto risulta scontato. Anche Daniel Auteuil è un commissario sui generis, silenzioso, triste, molto pensieroso, totalmente diverso dal classico poliziotto pronto a darci emozioni. Ci sono anche due piccoli ruoli femminili, di donne che per amore sono disposte a tutto, piccolo cameo di Fanny Ardant con pistola. Molte le scene di fughe, inseguimenti, il sangue scorre a fiumi,  in questo gioco a guardie e ladri, tutto è prevedibile, non c’è niente del genere poliziesco che tenga lo spettatore con il fiato sospeso. Le location  sono eccellenti, ma non bastano ad aiutare il film che è stato definito dai francesi un polar di serie B. Placido con questa opera così violenta si perde nei meandri del thriller, non viene fuori la visceralità che contraddistingue il regista. Con un montaggio incalzante si cerca di dare vigore a una trama e una storia che spesso si perde in banalità, l’incoerenza è tanta. Il regista indaga tra bene e male e con grande superficialità porta in scena la tragedia umana. Da un budget molto elevato ci saremmo aspettati qualcosa di più . Le opinioni del pubblico discordanti, pochi gli applausi, peccato avremmo voluto essere stupiti e intrigati da questo noir di stampo molto francese.









Populaire di Règis Roisnard

Piccola chicca cinematografica in un festival che al momento non ci ha ancora entusiasmato o quantomeno sorpreso, Populaire di Règis Roisnard fa sognare gli spettatori. La storia  ambientata in Normandia nel 1958, parla di Rose Pamphyle una giovane di 21 anni che vive con il padre, che l’ha promessa sposa al figlio del proprietario dell’autofficina del paese. Ma Rose, non vuole fare ne la moglie ne la casalinga, ma vuole entrare nel mondo del lavoro come segretaria. Ostinata nella sua idea fa un colloquio a Lisieux come segretaria per Louis Echard, seducente assicuratore, ma è un totale insuccesso. Rose però ha un dono sa battere a macchina con grande velocità. Sarà questa sua dote a risvegliare la voglia di competizione in Louis e questo la porterà ad affrontare le gare di velocità dattilografica. Polulaire è un opera prima dove il regista da il meglio di se, ricca di talento anche se inserita nei film fuori concorso, forse questo piccola opera potrà bissare il successo francese di Quasi amici .Siamo negli anni 50, bella la ricostruzione dell’epoca fatta con grande cura di particolari, dagli abiti di Rose nei colori pastello, alle musiche fatte di deliziosi cha cha.



Roisnard riesce a girare una commedia romantica dove tutto funziona a meraviglia. Il tema principale è l’emancipazione femminile, la voglia delle donne di trovare lavoro, massima aspirazione fare la segretaria. La struttura narrativa è molto semplice ma ci cattura dai primi fotogrammi. La storia d’amore che nascerà tra Rose, ingenua ragazza di provincia e lo smaliziato Louis ci farà sognare. Gli attori Roman Duris e Dèborah Francois recitano in modo impeccabile, piccolo ruolo di Bèrènice Bejo la strepitosa interprete di The Artist. Lo script è molto semplice ma coinvolgente. Il grande pregio del regista è questa sua semplicità che ci cattura per tutta la durata del film. La storia nasce da un documentario visto da Roisnard sulla macchina da scrivere e di come poi fosse diventata uno sport, sulla scia di questo lui costruisce una grande storia d’amore, con una grande cornice gli anni 50. Un film da vedere, molto amato dal pubblico, grandi applausi in sala. 

Adele de Blasi


Successivo
« Precedente
Precedente
Successivo »