"Caramel" (2007) di Nadine Labaki

Prima di vedere il film, lette le recensioni, si potrebbe immaginare una situazione densa di chiacchiere. E’ il solito pregiudizio che vede le donne incontrarsi (in un salone di bellezza, poi!) e parlare tanto. E di cosa si immagina possa parlare un gruppo di donne tra shampoo e belletti vari, se non di uomini?. Non è proprio così. Le protagoniste di Caramel parlano quanto basta di loro e dei loro uomini perché parlano della vita, e del suo carico di pena, ma piace il fatto che ciascuna a modo suo, ad un certo punto della narrazione, agisce.
Layale vive una storia d’amore clandestina, ma compie quel gesto, quello giusto, che le consente di trovare la chiave per fuggire dalla prigione in cui si dibatte ogni amante.
Riima accetta e ricambia finalmente lo sguardo amoroso con una cliente del negozio – splendida, tra l’altro - riconoscendo così la propria omosessualità.
La bellissima donna ci regalerà una scena molto allegra nella conclusione del film. Si è fatta convincere da Riima a tagliare i suoi lunghi capelli, contravvenendo ad un’imposizione familiare, e la si vede uscire dal negozio quasi saltellando; si specchia poi radiosa in una vetrina. Anche lei ha fatto una scelta, che è una scelta d’amore e insieme di libertà.

Nisrine sta per sposarsi ma ha un grande segreto con il quale non può presentarsi all’altare: riesce a risolvere il problema con una decisione che la salverà (forse discutibile, ma chi lo stabilisce?).

Jamale, sempre in corsa contro il tempo e la paura di invecchiare si farà aiutante della giovane sposa, ritagliandosi un ruolo di supporto che le viene dall’età e dall’esperienza.

Queste le donne che si muovono all’interno del negozio. Vicine di casa e vicine affettivamente due anziane sorelle: la sarta Rose e Lili. Lili è decisamente andata con la testa: porta a casa le carte che trova in giro e le multe dalle macchine scambiandole per lettere d’amore. Rose, per prendersi cura della sorella, all’amore ha dovuto rinunciare da tempo, anche ora che si presenta alla sua porta uno stralunato spasimante, e forse, a pensarci bene, non ha perso molto.

Il dramma della rinuncia, della solitudine o dell’abbandono è reso con un tono sempre piuttosto lieve, perché nel momento in cui esplode ci sono le amiche che riescono a sostenere, ad alleviare la sofferenza. Amiche che non sono lì a consolare stupidamente, ma che prendono in mano la situazione, modificandola.

Il teatro di questi cambiamenti è una Beirut vista soprattutto attraverso la soglia del negozio un po’ scalcagnato, a dire il vero (una lettera dell’insegna è sempre sul punto di cadere, la luce si toglie con estrema facilità). E’ un mondo imperfetto e proprio per questo più reale.

Donne che entrano e che escono…e gli uomini? Gli uomini, loro, sono quasi assenti, tranne il poliziotto innamoratissimo della bella Layale, interpretata dalla regista Nadine Labaki, brava oltre che affascinante.

Lui entra nel negozio, e può farlo soltanto facendosene contagiare; si affida alle cure della donna che ama per uscirne trasformato, gioioso, per l’amore certo, ma anche per aver respirato l’aroma del caramello, quella mistura tutta orientale che da noi si chiama volgarmente ceretta.

La calda atmosfera del luogo è a dir poco avvolgente, di accudimento, di accoglienza, oseremmo dire terapeutica. Vale la pena soffermarsi a riflettere su quanto poco ci concediamo esperienze di questo tipo; noi che andiamo di fretta, noi donne indaffarate che spesso non siamo neanche in carriera, ma che rimandiamo l’appuntamento dal parrucchiere a quando non è più dilazionabile o lo costringiamo tra un impegno e l’altro, come fosse un dovere. Prendersi cura di sé, invece, e permettere che l’altro si prenda cura di noi, questo, sì, dovrebbe essere il nostro dovere.

Una bella lezione poi per chi, come molti di noi, vive lunghi periodi quasi esclusivamente affidandosi alla parola. Una bella lezione soprattutto per chi privilegia il verbale mentre lavora con la sofferenza e con le emozioni altrui. Conosciamo invece la carica emozionale di un lieve contatto fisico, la potenza suggestiva di uno sguardo, il valore simbolico di un silenzio. Peccato che a volte si preferisca parlare, stando in un territorio più neutro e meno coinvolgente.

E questa storia, che insieme al caramello ha tutto il sapore della quotidianità, questa vicenda consumata in un locale femminile, è lì a ricordarci il nostro bisogno di carezze. L’analisi transazionale definisce proprio carezza ogni forma di attenzione – non necessariamente positiva, né tanto meno melensa - ogni attenzione autentica che si è in grado di dare o di ricevere. In generale, poi, tutte le psicologie umanistiche insistono sul far sentire all’altro il suo valore e la nostra presenza.

Le donne di Caramel non sono laureate in psicologia, ma nella loro complicata semplicità, hanno realizzato un vero e proprio setting terapeutico, con tocchi leggeri che donano alle clienti e si regalano tra loro: lo smalto messo con lentezza sulle unghie dell’altra, i capelli lavati con amore dalla stampista Riima, il caramello preparato al punto giusto e assaggiato con la bocca prima del suo utilizzo.

Questo non impedisce a Layala di strapparlo con rabbia dalle gambe della sua rivale o anche da quelle dell’amica, quando sente il clacson imperioso del suo ex . Infatti le donne di Caramel non sono lì solo ad elargire cure, ma sono anche alla ricerca del loro vero Sé, che passa come per molte donne, e non solo mediorientali, attraverso la scelta amorosa.

Diceva Christa Wolf: “Noi della mancanza d’amore facciamo una tragedia perchè riusciamo a conoscere il mondo attraverso l’amore”. E’ questo un tipo di intelligenza millenaria, un sapere ereditato da una tradizione tutta al femminile, che spesso le donne occidentali hanno voluto tradire.

Layale, Riima, Nisrine e Jamale invece ne fanno tesoro, con in più l’intraprendenza di chi si sta affacciando, soltanto ora, alla libertà. Un consiglio: la lettura del bellissimo libro di Iaia Caputo, Di cosa parlano le donne quando parlano d’amore, in cui si dimostra proprio la difficoltà, ma nello stesso tempo i vantaggi, di vivere sempre sul confine tra quella sapienza antica (l’intelligenza dell’amore, appunto) e uno sguardo sul mondo sempre nuovo, sempre rinnovato.
  
Margherita Fratantonio





Caramel
Sukkar banat

Regia: Nadine Labaki
Sceneggiatura: Jihad Hojeily, Nadine Labaki, Rodney El Haddad
Cast: Nadine Labaki, Yasmine Al Masri, Joanna Moukarzel, Gisèle Aouad, Adel Karam
Produzione: Francia, Libano 2007
Distribuzione: Lady film
Durata: 96 min.

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